Home 01net Focus World Economic Forum: La tecnologia ci renderà super-uomini o piccoli robot?

World Economic Forum: La tecnologia ci renderà super-uomini o piccoli robot?

La situazione economica mondiale, crollata ai minimi proprio negli ultimi giorni, tiene banco a Davos, nell’annuale incontro organizzato dal World Economic Forum. Certo si parla anche di rifugiati e religione, ma la chiave principale attraverso i quasi mille oratori resta quella economica. Per la cronaca gli italiani sono una quindicina in tutto e vengono dal Governo, dall’industria e dalla ricerca.
La speranza di fondo del Forum è che dopo la crisi del 2008 il mondo si sia organizzato meglio, ma non mancano forti dubbi e neanche i catastrofisti. E l’argomento che più da vicino riguarda l’Italia è la robustezza delle banche, in particolare quelle nell’occhio del ciclone da qualche anno a questa parte e principalmente Mps.
In questo clima lo spazio per la nuova forma dell’Ict, e da questa al resto della produttività, è forzatamente ridotto. Le nuove possibilità arricchiranno l’umanità, migliorando la qualità della vita, o la impoveriranno, portandola al livello di un’orda di piccoli robot frenetici?

La Quarta Rivoluzione industriale e i suoi effetti sull’economia

Si parla spesso di quarta rivoluzione industriale, e così fa Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, in un articolo pubblicato a fine 2015. “La Quarta Rivoluzione Industriale sta avendo quattro effetti principali sulle attività economiche: aspettative dei consumatori, miglioramento dei prodotti, innovazione collaborativa e forme di organizzazione”, inquadra Schwab.
La distanza di un secolo scarso intercorre tra le ondate industriali. A fine XVIII secolo ci fu la rivoluzione del vapore (1784), seguita dall’elettricità (1870), quindi dalla microelettronica e quindi Ict (1969) e ora ci si attende quella dei sistemi misti ciber-fisici, il cui avvento -mantenendo le distanze storiche- dovrebbe avvenire intorno al 2060. “La velocità dell’impatto attualmente in corso nella tecnologia non è paragonabile con quelle precedenti”, scrive Schwab, “se quelle acceleravano linearmente, questa agisce su scala esponenziale; se quella agiva sulla produzione, questa la modifica in senso molto più ampio, ma in più ingloba anche la gestione e il controllo”, anche sociale. Intelligenza artificiale, robotica, IoT, digital frabrication, nanotecnologie e biotecnologie, scienza dei materiali, immagazzinamento dell’energia e quantum computing sono campi sempre più vicini.

Serve una agile governance

Mentre i mondi fisico, digitale e biologico continuano a convergere, gli stessi Governi acquisiscono piattaforme digitali che aumentare il controllo sui cittadini. D’altronde nel periodo della quarta rivoluzione industriale non solo aziende e fabbriche, ma anche i sistemi di governo e le autorità pubbliche sopravviveranno nella misura in cui sapranno adattarsi al cambiamento.
L’adattabilità dovrà comprendere anche il sostegno ad innovazione e sviluppo tecnologico. Una via è nell’agility: è tempo di agile governance, similmente a quanto avvenuto nel settore privato prima per lo sviluppo di software e poi, più in generale, operazioni di business.

Lavoro e valori

Tutto questo porta a quello che definiamo disruptive economy, con accezione positiva. Ma in origine disruptive è termine negativo, e tale potrebbe tornare. Una rivoluzione di questa portata, ancor maggiore delle precedenti, “potrebbe portare a maggiori diseguaglianze, in particolare per la disgregazione del mercato del lavoro e la sostituzione di persone con sistemi automatici”, racconta Schwab citando gli economisti Erik Brynjolfsson ed Andrew McAfee, le cui analisi prevedono anche la situazione opposta, “per cui la successiva fase di riaggregazione porterà ad un numero di posti maggiore rispetto al passato, e più aggiornati quindi dal futuro meno incerto”.
Un altro punto è l’esplosione delle piattaforme digitali per tutti i punti nuovi e vecchi del business, immediatamente accessibili anche da smartphone, che spesso spiazzano gli stessi operatori dominanti.
La guida al futuro è tutta nei valori. Certo, neanche la morale è indifferente al richiamo del tempo in cui viene applicata. “Sta a noi far sì che prevalga la parte più ricca della natura umana, creatività, empatia, collaborazione, per spingere l’umanità ad un livello superiore”.

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