Wincor Nixdorf – L’innovazione non è solo tecnologia

Quando si parla di innovazione è opportuno fare una distinzione preliminare poiché, soprattutto in Italia, vi è una diffusa tendenza ad utilizzare tale termine come sinonimo di tecnologia. Benché il ruolo di quest’ulti …


Quando si parla di innovazione è opportuno fare una distinzione preliminare
poiché, soprattutto in Italia, vi è una diffusa tendenza ad utilizzare
tale termine come sinonimo di tecnologia. Benché il ruolo di quest’ultima
sia sempre più rilevante nello sviluppo di innovazione, i due aspetti
non coincidono, ma è l’apporto di entrambi, con peso e modalità
diverse, che concorre a generare differenziali competitivi e opportunità
per le aziende.

Molto spesso, infatti, il concetto di innovazione si applica ai processi (si
pensi alle tecniche di Business Process Reengineering) o all’offerta di
prodotti e servizi, senza che ciò implichi necessariamente un significativo
progresso nell’uso di tecnologie.
Ne consegue che il processo di innovazione rappresenta per le aziende una sfida
complessa che interessa e coinvolge molteplici aree. Non può essere quindi
demandata in modalità suppletiva ad una funzione “classica”,
ma deve essere gestita da una figura (o più) ad hoc, dotata di requisiti
e prerogative peculiari, ma anche di autorità.

Il profilo di tale posizione, che si potrebbe denominare “Direttore
dell’Innovazione” o “Chief Innovation Officer”, dovrebbe
corrispondere ad una sintesi “illuminata” e ponderata di attitudini
manageriali e competenze tecnologiche. In altre parole, si tratta di un professionista
che racchiude in sè una grande sensibilità nei confronti delle
esigenze di business (capacità di elaborare una visione strategica in
sintonia con il posizionamento competitivo e il contesto esterno), abilità
manageriali (conoscenza e capacità di intervento sui processi aziendali
e sui modelli operativi) e passione per le tecnologie.

Questo ideale Cio (dove I sta per Innovation) sa interpretare le potenzialità
delle tecnologie disponibili e superarne i limiti di utilizzo, senza mai perdere
di vista l’obiettivo – molto concreto – di sfruttare l’innovazione
per guadagnare un vero vantaggio competitivo. Esasperando fino al paradosso,
è il profilo di un visionario pratico, che riesce ad avere la testa tra
le nuvole mantenendo bene i piedi per terra.

Ritornando alla realtà, è evidente quanto sia difficile identificare
un soggetto che si avvicini anche solamente a tale profilo: certamente non nasce
come figura tecnica e non esistono percorsi di formazione codificati che possano
concorrere a generare questo mix di competenze, attitudini ed efficacia. È
meno impensabile che possa essere un organismo collettivo a surrogare tale ruolo,
declinando al proprio interno tutte le caratteristiche precedentemente menzionate.
Ma ciò comporta maggiore complessità organizzativa e disponibilità
di risorse dedicate.

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