WiMax: un punto di vista normale?

Un contributo sulla diffusione popolare delle tecnologie wireless per capire, con realismo, cosa è lecito attendersi.

In questo spazio (Techne – Con parole mie) i protagonisti della tecnologia raccontano e si raccontano, portando alla luce la miscela virtuosa di tecnica ed esperienza al servizio delle esigenze dell’utenza. Parlano sulla base della conoscenza, evitando di fare riferimento alla propria produzione, bensì portando il discorso su un piano generale e fruibile da tutti.

In un momento in cui il dibattito su Wi-Max si fa più caldo, grazie anche al numero dei test in corso, desidero condividere con i lettori di Linea Edp il mio punto di vista riguardo lo sviluppo e l’applicazione di questa tecnologia, affinché se ne possano sfruttare al meglio le potenzialità.

Una premessa importante è che molto spesso le tecnologie sono state utilizzate dalle aziende come veicolo di marketing, ma senza che i destinatari vi trovassero poi servizi realmente utili o percepissero vantaggi tangibili, con il risultato finale di un tasso troppo basso di adozione. A volte l’immaturità del mercato e la mancanza di cultura hanno generato quasi una carenza di adesione, altre l’incapacità di identificare/comprendere i nuovi paradigmi/modelli imposti dai rapidi cambiamenti, altre ancora la proposta troppo anticipata di un’offerta per la quale le aziende non hanno poi saputo/potuto sostenere gli investimenti a medio/lungo termine (esempio eclatante il Service Provisioning).

Azzerare il digital divide

Se partiamo dal concetto che alla fine Wi-Max è solo un “trattamento intelligente” di radiofrequenze, che il territorio italiano è “complicato” per Wi-Max, che i costi di realizzazione sono molto elevati (a meno di non utilizzare ovunque possibile le strutture Gsm/Umts già disponibili), che a livello metropolitano abbiamo sin troppa banda larga disponibile, che il VoIp ha bisogno di banda passante garantita, allora è evidente che Wi-Max (il cui standard, per soprammercato, non è ancora completamente definito) non può essere interpretato come il modo per realizzare “l’ultimo miglio” come sento dire spesso.

Analizzando i dati della ricerca condotta da Sviluppo Italia nel 2004, ben il 73% dei comuni italiani non potevano accedere a servizi in banda larga di alcun operatore. Una percentuale considerevole che sottolinea la problematica del “digital divide” che limita le opportunità di sviluppo economico e sociale in moltissime aree italiane.

Secondo i dati di Osservatorio Banda Larga – Between (Ottobre 2005) ben l’11% della popolazione e il 9% delle imprese non ha alcuna possibilità di collegarsi a centralini Adsl e di ottenere servizi in banda larga.

Analizzando le zone e i comuni che non sono raggiunti dalla banda larga, si può notare come la maggior parte di questi siano localizzati sulle dorsali appenniniche e alpine, dove chiaramente i gestori di Adsl non avrebbero il ritorno economico delle zone metropolitane, dati gli elevati costi di posa e cablaggio della fibra ottica.

È per questo motivo che oggi le comunità montane e rurali sono da considerare la porzione più “digitalmente divisa” d’Italia. Per tutti questi utenti il WiMax potrebbe essere davvero la via per non fare parte di una nazione che viaggia a velocità ridotta, magari sfruttando la collaborazione fra società di telecomunicazioni (fisse e mobili) e società di broadcasting, come dimostra la sperimentazione in Val d’Ayas.

Il vero ambito applicativo per Wi-Max

In un contesto simile, il Wi-Max si offre come un forte abilitatore per accelerare il processo di riduzione del “digital divide” in Italia, portando come priorità i servizi socialmente utili nelle zone più bisognose e successivamente introducendo nuovi servizi e nuove modalità di comunicazione per le aree metropolitane.

È un modello di adozione che, una volta effettuata la copertura, prevede la fornitura di connettività a banda larga, l’offerta di servizi di comunicazione e broadcasting (VoIp, VoD, eccetera), per proseguire con servizi sociali e servizi alle imprese, concludendo con l’applicazione di servizi metropolitani.

Non va dimenticato infine che alla luce di questa visione, Wi-Max diventa un canale di comunicazione pervasivo per servizi con consumo di banda ad alta capillarità come servizi di localizzazione e gestione del territorio (videosorveglianza per aree protette, analisi del traffico e dei percorsi, gestione dei parcheggi) e servizi di manutenzione e soccorso (informazioni on line su guasti avvenuti o potenziali, allocazione delle squadre di intervento, supporto da centrale per interventi complessi); progetti concreti e realizzabili come dimostrato dal progetto Nomadis sviluppato dall’università statale Bicocca di Milano con la collaborazione di diverse aziende.

Più avanti questi progetti potranno evolversi in servizi più complessi come eGovernement, sanità online, entertainment ed eCommerce. Ma queste applicazioni meritano un discorso a parte.

(*) Managing Partner di Generation:3

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