WiMax: troppo spazio agli operatori più forti

Molta delusione per la mancanza di norme asimmetriche che dovrebbe ristabilire la parità della competizione. Il ruolo della società pubbliche

Esauriti i complimenti per la celerità dell’azione dell’Agcom, i partecipanti
del convegno inaugurale del Wlan business forum hanno subito sollevato qualche
perplessità sul regolamento che dovrebbe essere discusso in giornata
dall’Authority per le garanzie nelle comunicazioni.




A sorpresa Marco Fiorentino
dell’Associazione italiana Internet provider
si è preoccupato di
gettare acqua sul fuoco dell’entusiasmo per il WiMax. Altro che i 100 Mbit di
cui ha parlato Beppe Grillo all’assemblea Telecom, Fiorentino infatti ha citato
l’esperienza di un provider australiano che nonostante abbia una connessione a
100 MHz nelle sue offerte garantisce upstreaming da 256 kb e downstreaming
spesso sotto i 512 kb e in un solo caso da 1 Mbit. “Probabilmente più di tanto non può dare il WiMax visto che la banda è condivisa”.


Ma al di là della velocità il problema è la sostenibilità del
business
visto che in Corea del Sud, uno dei Paesi dove maggiore è la
diffusione di Internet, a fronte di previsioni di tre milioni di abbonati a otto
mesi dall’attivazione del servizio ben 1057 utenti hanno scelto la connessione tramite WiMax. E lo stesso scarso successo è stato registrato fino a oggi in altri Paesi. “Inoltre – osserva Fiorentino – sulla rete fissa sta arrivando il momento
del Next generation network che rafforza l’idea del WiMax come tecnologia complementare e non sostitutiva della rete fissa”
.


Rimessa nel suo esatto contesto la tecnologia senza fili, Fiorentino ha
dichiarato di apprezzare l’obbligo di copertura minima richiesto dall’Agcom ai
futuri operatori del WiMax, ha accolto positivamente l’apertura della
competizione anche alle società pubbliche, ma ha dichiarato tutta la sua
delusione per la mancanza
, almeno inizialmente, di quelle
misure asimmetriche
che lascia la porta aperta alla partecipazione anche di Telecom, Vodafone, Tim e Wind. “Operatori – ha ricordato il rappresentante dell’Aiip – che potrebbero anche avere interesse ad acquistare le frequenze ma non a sviluppare la tecnologia WiMax”. Più morbido l’approccio di Andrea Calcagno
dell’Osservatorio Anfov secondo il quale l’apertura verso organizzazioni
consortili permette anche ai piccoli operatori la partecipazione all’asta che
proprio per il modello scelto delle tornate multiple “impone forte serietà a chi
vi partecipa”. Stessa serietà di analisi a impone anche la richiesta di un
canone che obbliga i partecipanti a un attento esame della sostenibilità del
business in fase di start up.




Le critiche al provvedimento sono tornate con Fulvio
Sarzana, dello Studio legale Sarzana, secondo il quale non convince
la mancanza di misure asimmetriche
la cui mancata introduzione espone
il WiMax al pericolo di monopolio od oligopolio”.
Sarzana ha definito
“pilatesca”
la posizione dell’Agcom che non ha inserito il
WiMax all’interno del mercato delle comunicazioni mobili, ma lo ha considerato
un mercato a se stante allontanando quindi nel tempo la possibilità di
intervenire con norme asimmetriche. In questo modo gli operatori più forti
possono intervenire con la loro forza temendo che il WiMax possa infastidire il
mercato del mobile. Incerta è anche l’aperutra alle società pubbliche
anche in virtù del decreto Bersani che vieta gli appalti in house. Una
misura questa che il commissario Agcom Enzo Savarese ha difeso giustificandola
con la necessità di colmare il digital divide che riguarda one dove il privato
potrebbe non avere nessun interesse a intervenire.

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