Wimax: Ariadsl gioca da sola

Niente partnership con i big e fino a 300 milioni di investimenti per il provider umbro che ha vinto la gara per il Wimax

La sorpresa del Wimax italiano arriva da Todi ha 35 dipendenti e un milione di ricavi. Numeri che non gli hanno impedito di investire 47,5 milioni di euro nella gara per i collegamenti wireless in banda larga aggiudicandosi sei diritti nazionali su sette per il blocco A (Lombardia, Bolzano-Trento, Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna) e una licenza regionale per il blocco C relativa alla Sicilia.


In pratica il piccolo provider umbro può ora costituire una rete Wimax nazionale per il quale ha in programma investimenti fra i 150 e i 300 milioni di euro come conferma Mario Citelli, nome noto delle tlc nostrane, responsabile dei public affairs e delle relazioni esterne di Ariadsl nonché amico personale di David Gilo, l’imprenditore israeliano proprietario del provider.


Dopo avere ceduto la sua azienda a Intel per la cifra di 1,6 miliardi di dollari Gilo prese casa a Todi, acquistò una connessione a Internet e alla fine si comprò anche il provider.


Ariadsl, che puntava al massimo a una licenza per l’Umbria, si è trovata così proiettata in un ambito nazionale grazie anche all’apporto di Citelli che non si è spaventato di fronte alle cifre raggiunte dall’asta. “Avevamo ancora un po’ di disponibilità per fare crescere l’offerta”, rivela. E in quanto al ritorno sull’investimento il business plan parla chiaro. “In cinque anni puntiamo a un milione di clienti”.


L’idea è di dare priorità alle zone classiche di attività del provider umbro (Umbria, Marche, Alto Lazio, Toscana) puntando sulle aree afflitte dal digital divide e sui mercati business e consumer. “L’esperienza di Ariadsl ci dice che il cliente in zone di digital divide è disposto a sostenere certi prezzi”, spiega Citelli.


La logica, prosegue, è quella di costruire una rete nazionale inseguendo il “mercato buono”. Entro fine anno la rete dovrebbe essere operativa appoggiandosi ad aziende locali che seguiranno l’attività commerciale. Per il momento Citelli esclude la possibilità di partnership con qualche big del settore.

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