Wi- Max, fra promesse e reali opportunità

Ideale per coprire lunghe distanze con connessioni Ethernet o Atm via wireless, il nuovo standard è lontano da una diffusione di massa. Il broadband senza fili ha ancora troppe alternative.

Oggi il Wi-Fi è da tutti indicato come complementare alle tecnologie di accesso wireless di terza generazione. Più precisamente, è ormai chiaro che le Wlan vedono il loro ambito di utilizzo proprio nelle Local area network.


A generare ulteriore confusione, però, è arrivato il Wi-Max (Worldwide interoperability for Microwave access). Si tratta di una tecnologia definita dallo standard Ieee 802.16 Air Interface Specification, le cui prime note sono state rilasciate nel 2001 con un successivo aggiornamento a gennaio 2003. Il Wi-Max promette connessioni wireless fino a 70 Mbps operando a frequenze che vanno da 10 ai 66 GHz (prima tranche dello standard) e da 2 a 11 GHz (emendamento 802.16a dello standard, introdotto con l’aggiornamento del gennaio 2003). Quest’ultima è la fascia in cui sarà probabilmente possibile adottare le soluzioni in Italia. A questo proposito, prima di scendere più in dettaglio nelle potenzialità e ambiti di applicazione di questo standard, è bene osservare che, al momento in cui scriviamo, non è ancora chiaro se e quando si potrà impiegare la nuova tecnologia nel nostro Paese. Del resto, le limitazioni all’uso delle frequenze imposte nelle varie nazioni rappresentano solo uno dei punti oscuri di uno standard ancora molto giovane, sui quali torneremo in seguito.

Wireless a lunga distanza


La caratteristica più importante, che realmente differenzia il Wi-Max dal Wi-Fi (o meglio l’802.16 dall’802.11), è il supporto di distanze che possono arrivare anche a 50 chilometri, ben oltre le centinaia di metri delle migliori Wlan.


Le specifiche 802.16, però, sono molto generiche, in quanto il Wi Max, come suggerisce anche il nome commerciale, nasce per soddisfare i bisogni di accesso a larga banda in connessioni wireless fisse (quindi non mobili) per una varietà di situazioni differenti. Le specifiche, dunque, tengono conto delle diversità legate ai livelli fisici, alle frequenze disponibili e alle restrizioni legislative di varie nazioni. Ci sono caratteristiche che permettono di costruire un sistema basato su Ip o su Atm, per venire incontro alle esigenze dell’utente o dell’operatore, coprendo fasce di mercato molto distanti, quali quelle delle grandi imprese e quelle del Soho.


Una situazione peggiore di quella in cui si trovavano le Wlan all’inizio, prima dello standard 802.11 e anche in seguito, finché il lavoro della Wi-Fi Alliance non ha decretato le buone norme di implementazione per garantire l’interoperabilità. Attualmente, all’opera su questo fronte c’è il WiMax Forum, che conta 67 membri, tra cui i più noti sono Alvarion, Analog Devices, At&T, Fujitsu, Intel, Proxim e Siemens Mobile.

Dire standard non basta


Di strada da compiere ce n’è però ancora molta e i costruttori di apparati e soluzioni devono operare delle scelte in autonomia. Il gruppo di lavoro Ieee 802.16, infatti, ha incluso nel capitolo 12 delle specifiche i “system profile”, cioè le direttive che sanciscono cosa deve essere assolutamente rispettato e cosa può essere considerato facoltativo nell’implementazione dello standard. Purtroppo questo capitolo non è stato ancora pubblicato e senza questa base non può concretizzarsi neanche il lavoro del Forum. Infatti, il Wi-Fi ha potuto sancire i criteri per una certificazione di interoperabilità solo dopo che l’Ieee aveva stabilito i “paletti” all’interno dell’802.11b.


La vastità degli scenari broadband considerati, inoltre, lascia intravvedere la possibilità che si possano avere certificazioni di interoperabilità distinte per mercati diversi.


Il WiMax Forum si è dunque messo al lavoro per cercare di accelerare i processi di standardizzazione o, alla peggio, per anticiparli e successivamente cercare di pilotarli.


Aldilà delle specifiche, è bene considerare alcune caratteristiche pratiche, per meglio comprendere dove si potrà posizionare la nuova tecnologia, che è ben lungi dall’essere concorrente di quelle attuali, Wi-Fi compreso. Il Wi-Max, infatti, si appoggia necessariamente a un’infrastruttura fissa e utilizza antenne ad ampio guadagno che sono, pertanto, di dimensioni paragonabili a quelle di un intero notebook. In altre parole, il Wi-Max è sì una tecnologia wireless a larga banda, ma non di tipo mobile, in quanto consente di collegare un singolo punto fisso ad altri punti fissi. Può, quindi, essere impiegata per bypassare il fatidico ultimo miglio ed erogare servizi a larga banda alternativi a quelli cablati in fibra o in Dsl o, ancora, fornire linee wireless in sostituzione dei circuiti dedicati.


La legge italiana, attualmente, non sembra consentire questo tipo di applicazione, che di fatto consiste nella liberalizzazione del wireless local loop, e, in ogni caso, non si tratta di un posizionamento antitetico agli hot spot Wi-Fi e tantomeno all’Umts. Anzi, a proposito degli hot spot, il Wi-Max potrebbe essere utilizzato in modo da ottimizzare la realizzazione di Wlan pubbliche consentendo la connessione a lunga distanza di isole Wi-Fi. Senza contare che anche lo standard 802.11 è ancora in via di sviluppo e già ci sono molto aspettative per l’802.11n, che dovrebbe portare la velocità oltre i 100 Mbps.


Diversa potrebbe essere la destinazione dello standard 802.20, cui l’Ieee sta lavorando dalla fine del 2002, che già nel nome commerciale Mobile Broadband Wireless Access (Mbwa) contiene una sfida rivolta alle tecnologie cellulari di terza generazione. Nel frattempo, però, queste ultime dovrebbero essersi affermate pesantemente, visti i tempi lunghi di ratifica degli standard.


A questi ultimi, poi, vanno sommati quelli di commercializzazione dei dispositivi. Per il Wi-Max l’offerta è già abbastanza ampia, ma perlopiù si tratta di soluzioni precedenti al rilascio degli standard. Le ultime novità sono quelle presentate da Alvarion e Aperto Networks, con cui ha cominciato a collaborare Intel, intenzionata a entrare in questo mercato entro fine anno, lo switch di Redline Communication, l’Asic di Wavesat Wireless e i dispositivi di accesso di Airspan Networks. Come si nota, mancano ancora all’appello i grossi nomi in grado di accelerare il processo di adozione da parte del mercato. Tra questi, solo Nortel Networks risulta abbia realizzato un prototipo che, però, adotta caratteristiche ancora non incluse nello standard e previste solo in una prossima estensione.

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