Web services: si discute sull’allineamento degli standard rivali

Lavorando fin qui dietro le quinte, Ibm ha rivelato di essere pronta a riunire una ventina di aziende allineate dietro il Business Process Execution Language for Web Services (Bpel4Ws)

15 aprile 2003 Nel dietro le quinte del mondo della standardizzazione dei servizi Internet sarebbero in corso trattative che puntano a una armonizzazione di due specifiche rivali che rischiano di spaccare in due una industria ricca di opportunità. Ibm ha rivelato di essere pronta a riunire una ventina di aziende allineate dietro il Business Process Execution Language for Web Services (Bpel4Ws) o a Ws-Choreography. Le discussioni, secondo un funzionario di alto grado in Ibm, sarebbero ancora in corso e riguarderebbero rappresentati a vari livelli delle aziende coinvolte, anche se Ibm si rifiuta di fornire ulteriori dettagli su queste ultime. Le trattative hanno luogo in un momento di forte preoccupazione in merito alla frattura che si sta creando nell’industria del software e dei servizi. Una frattura che potrebbe troncare sul nascere lo sviluppo di un mercato davvero pervasivo. La definizione di un linguaggio di coordinamento dei diversi servizi si è dimostrata più complessa del previsto e la situazione è in netto contrasto con lo spirito di collaborazione e apertura che aveva caratterizzato altri standard, a partire da Soap.

Ibm e Microsoft sembravano aver impresso la direzione giusta a questo movimento quando avevano deciso di fondere le loro iniziative separate, Web Services Flow Language (Wsfl) e Xlang, collaborando con Bea alla definizione di Bpel4Ws. Tra i sostenitori del rivale Ws-Choreography si trovano aziende come Oracle, Sap e Sun Microsystems. Ma se Ws-Choreography ha già fatto molta strada verso la standardizzazione in seno al W3c, Bpel4Ws langue tuttora nel limbo della fase di pre-standardizzazione. Il timore è che Ibm e Microsoft (che era entrata nel gruppo di discussione su Ws-Choreography per uscirne qualche giorno dopo) intendano tutelare i rispettivi diritti di proprietà intellettuale, ma entrambi sostengono il contrario.

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