Web service persino nei sistemi embedeed

Microsoft è in prima linea sul fronte dei servizi Web, anche in ambiti applicativi finora, per lei, impensabili. La conferma viene da un dispositivo di robotizzazione, realizzato dall’italiana ThinkWare. Le potenziali implementazioni consumer sono innumerevoli

Lo scorso luglio si è svolta a Barcellona la consueta edizione del Microsoft TechEd, evento che ha richiamato nella capitale catalana circa 5mila sviluppatori. È stata un’utile occasione per valutare l’operato di partner e terze parti che hanno concepito soluzioni basate sulla nuova tecnologia Microsoft, quella che risiede sotto il cappello .Net.
Si è rivelata particolarmente interessante l’applicazione progettata e realizzata da ThinkWare, azienda tutta italiana, nonostante il nome: un robot di piccole dimensioni, dotato di intelligenza propria, che ha dimostrato come si possa controllare da computer, mediante Web service, un embedded del tutto esterno. In sostanza, Microsoft e ThinkWare hanno posto l’accento sul framework applicativo, Visual Studio.Net, con cui è stata realizzata l’applicazione che consente di pilotare il robot, proprio come se fosse un Web service che collega due server.


Visual Studio per un robot

Gli embedded system, che classicamente evidenziavano dei problemi di integrazione con i framework applicativi, ora possono essere comandati con naturalezza da qualsiasi programma scritto con Visual Studio.Net. In questo caso, un computer non ha la cognizione di comunicare con un embedded system, ma con un server. Il robot, del resto, ha un’intelligenza autonoma. Infatti, è equipaggiato con un processore costruito dall’azienda italiana in partnership con Samsung.
Il robot dialoga con un pc attraverso un sensore a raggi infrarossi. La scheda che lo ospita è collegata al chip da una linea seriale. Il protocollo di comunicazione usato è di proprietà della Lego, la nota azienda danese leader mondiale tra i produttori di mattoncini per bambini, che però non lo pubblica direttamente in Rete. Peraltro tutte le università che operano nel campo della robotica usano questo tipo di dispositivi per eseguire dei test. In Internet c’è una grossa quantità di materiale da consultare che deriva dal mondo accademico. Non mancano pertanto i protocolli di comunicazione. Nello specifico, il protocollo è stato implementato sulla scheda con una trentina di righe di codice.
L’utilizzatore finale può sviluppare applicazioni che richiamano le routine sull’embedded. I tecnici presenti allo stand ne hanno realizzata una, a titolo di esempio, in codice C#, che permetteva al robot di compiere determinati movimenti in un’area circoscritta appositamente preparata. Le routine incorporate dall’embedded, codificate in linguaggio C, sono state pubblicate su Internet. Ciò ha consentito di interfacciare il robot con un comune browser.
Il meccanismo di pubblicazione è semplice e completamente standard. Le primitive esposte si chiamano start motor, per l’avviamento del motore del robot, stop motor, per il suo arresto, read color, per la ricerca di precise zone colorate nell’area di movimento, e cerca il bordo, che permette al robot si spingersi fino al perimetro. Le primitive sono state combinate in modo da produrre un’applicazione che consentisse al robot di effettuare operazioni originariamente non previste. Ad esempio il collocamento sulla zona colorata di verde. L’iPc (Internet Processor Chip), questo il processore realizzato da ThinkWare, è in ultima analisi una soluzione integrata di hardware e software che semplifica l’interazione con i dispositivi di rete. Quale sarà l’impatto commerciale di questo chip e quali i campi di applicabilità?
Fondamentalmente l’intero settore embedded, caratterizzato da apparecchiature elettromeccaniche controllate, fino ad ora, da un’intelligenza più o meno rudimentale. Questo mondo, che ha sempre sollevato problemi di connessione con i computer, vivrà nuove ed importanti evoluzioni. Si pensi ad una lavatrice minimamente intelligente. Oggi, grazie a processori come iPc, può entrare a far parte di una rete di elaboratori. La domotica è soltanto uno degli scenari futuribili. Comunque, una diffusione di massa richiederà ancora un po’ di tempo, a causa dei prezzi purtroppo elevati della tecnologia di cui si avvale.
Per una lavatrice servono indicativamente 3 dollari. Con questa cifra l’elettrodomestico potrà essere visto da qualsiasi computer e partecipare alla rete dei dispositivi connessi. Banalmente, si potrebbe comandare da remoto con un browser. La tecnologia messa a punto da ThinkWare ha un vantaggio rilevante rispetto alla concorrenza: è del tutto trasversale. In pratica non indirizza le scelte del produttore di elettrodomestici. È assolutamente flat su ogni tipo di soluzione perché usa gli standard di mercato. I competitor si appoggiano per lo più a tecnologie proprietarie, influenzando il comportamento dei fabbricanti. La conoscenza delle problematiche che investono i produttori di elettrodomestici porta a pensare che difficilmente i sostenitori di tecnologie proprietarie riusciranno a mettersi d’accordo e a trovare una comune soluzione per i loro prodotti.


Sviluppi consumer

È già in atto un progetto pilota che coinvolge le lavatrici Merloni. Infatti, a settembre è cominciato il rilascio di alcune lavabiancheria equipaggiate con iPc.
L’azienda italiana ha concepito un modo nuovo di vedere la vendita dell’elettronica. Non soltanto silicio (con l’Ip hardware) ma anche un sistema software incorporato. Lo scopo consiste nel portare connettività Internet a ogni applicazione Home/Office, senza l’impiego di tecnologia proprietaria. La soluzione è pacchettizzata. Le routine dell’embedded vengono fornite all’acquirente unitamente a un ambiente di sviluppo, quindi a un compilatore, a un debugger e a tutto ciò che serve per poter espandere la logica applicativa del processore. La soluzione targata ThinkWare trae la propria forza dalla congiuntura in cui vede la luce. L’attuale infrastruttura di comunicazioni appare inadeguata alla maggior parte delle soluzioni tecnologiche, spesso bisognose di connessioni sempre attive e della banda larga. In casa o in ufficio si deve ricorrere a onerosi cablaggi. Inoltre il costo dei dispositivi domestici che agevolano il collegamento della casa al mondo esterno è ancora cospicuo. L’interoperabilità tra dispositivi e sistemi di dati, la possibilità di scrivere applicazioni più semplici grazie all’ampio ventaglio di ambienti di sviluppo disponibili, il costo contenuto per produttori e utilizzatori finali e l’adozione di standard aperti, saranno i fattori che potranno decretarne il successo. La maggiore penetrazione della banda larga, poi, favorirà la crescita del mercato dei dispositivi di rete, soprattutto per quanto concerne la sicurezza, la lettura del contatore, il risparmio energetico e la telemedicina.

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