Web 2.0, nuovi modelli di software e consumer cambieranno le Regole

Un intervento a largo raggio sulle tendenze del mercato It e su come deve cambiare l’offerta, quello presentato da Massimo Pezzini, vice presidente di Gartner, durante il recente Convegno nazionale direttori sistemi informativi organizzato a Milano da …

Un intervento a largo raggio sulle tendenze del mercato It e su come deve cambiare l’offerta, quello presentato da Massimo Pezzini, vice presidente di Gartner, durante il recente Convegno nazionale direttori sistemi informativi organizzato a Milano da Aused (Associazione utilizzatori sistemi e tecnologie dell’informazione). «All’interno del forte momento di discontinuità come quello che stiamo vivendo – ha osservato Pezzini – che vede mosse come quella di Oracle che acquisisce Sun, si evince che stanno accadendo cose fino a qualche anno fa impensabili, perché è la prima volta che una società di software acquisisce una di hardware, di solito è sempre stato il contrario. Quindi che cosa tutto questo comporta sul fronte dell’offerta? Andiamo verso un oligopolio fatto da tre-quattro grandi fornitori che domineranno il mondo, per cui non ci sarà più spazio per l’innovazione? Stiamo andando verso una situazione di It come mercato maturo, caratterizzato da tassi di crescita scarsi, il cui maggior problema è il taglio dei costi o invece avrà ancora una valenza di innovazione soprattutto dal punto di vista del business? Va detto che non è la prima volta che il settore subisce una forte crisi, ma rispetto a quella più recente del 2001 ci sono delle diversità».

Nella sua analisi Pezzini ha sottolineato che allora si veniva da anni di spesa It significativa a causa del cambio di millennio, della prima ondata di Erp e di Internet, per cui il mondo è arrivato impreparato perché sono all’improvviso spariti i soldi, bruciati dalla bolla Internet.

Nel 2008 la situazione è stata diversa. La recessione, infatti, è frutto di un uso maldestro dell’It da parte dei mercati finanziari e delle aziende, ma non è colpa dell’It di per sé. Il mercato informatico si è molto globalizzato e l’Asia è oggi tra i mercati più attivi; i vendor sono sostanzialmente concentrati su problemi di manutenzione, che è la principale fonte di guadagno soprattutto per il software, mentre sul fronte degli utenti ci sono molte aspettative da parte dei Ceo che l’It aiuti le aziende a uscire dalla crisi. «Purtroppo, però, i margini di manovra sono limitati e scarsa è l’innovazione – ha sottolineato l’analista -. Se nel 2001 il budget It di un’azienda era in media per il 65% dedicato a mantenere attiva la struttura informatica e per il 35% era dedicato all’innovazione, a nuovi applicazioni e progetti, oggi la situazione è peggiorata e riteniamo che circa l’80% venga speso per la gestione della struttura, per cui all’innovazione rimane sempre meno. In un momento in cui i Ceo chiedono di ridurre i costi, la prima cosa che si elimina sono proprio i processi innovativi». Il mercato It, quindi, subirà un continuo calo nell’hardware, mentre la fase di innovazione verrà dal mobile computing, dal software e dal Web 2.0. Gli utenti saranno molto più attenti e cercheranno di ottimizzare quanto già hanno, «tuttavia in qualche modo avranno sempre esigenza di software – ha puntualizzato Pezzini -, ma il mercato fra 5-10 anni sarà molto diverso da quello che conosciamo oggi».

Le forze in gioco emergenti

Infatti, ci sono al lavoro delle forze che stanno cambiando le regole e che sono rappresentate dal Web 2.0 e da tutto quello che comporta, che viene dalla spinta consumer e dall’open source (non inteso come software libero), che sta cambiando il modello della fruizione, in quanto si passa da un modello basato sull’acquisto delle licenze e sulla protezione, a modelli in cui si paga per un servizio. Tra i vari modelli alternativi di delivery emerge il cloud computing. «Nessuno sa quale sarà l’impatto finale – ha proseguito Pezzini – però possiamo intuire che qualche cosa succederà: si passerà da modelli di fruizione del software diversi e anche a una maggior standardizzazione e tutto questo comporterà nuove sfide da parte dei vendor, che dovranno cambiare i loro modelli di business. Ritengo che in questo panorama di potenziale innovazione, il cloud computing abbia degli aspetti che vanno chiariti: infatti non si compra più software ma un servizio, per cui si compra capacità di calcolo, applicazioni, ambienti di sviluppo e via dicendo, che vengono pagati a consumo come delle utility. Però il software non è esattamente come l’acqua che scorre nei tubi, anche se l’idea è simile. Attualmente i fornitori di cloud computing non stanno facendo soldi, anzi forse stanno perdendo, ma il problema è che va aggiustato il loro modello di business, che è dirompente da un punto di vista dell’offerta, ma anche della domanda: forse con il cloud computing i Cio riusciranno a ridurre quell’80% di costi destinati a mantenere attiva la macchina It. Inoltre si abbasserà la soglia di ingresso degli utenti, per cui non sarà solo per data center, ma cose nuove saranno permesse anche alle realtà più piccole. Se tutti saremo nel cloud, potremo condividere molte più cose e applicazioni».

Concludendo, Pezzini ha dato una serie di raccomandazioni rivolte al mondo dell’offerta (alcune vanno bene anche per i Cio), come l’attenzione verso i clienti, la cui soddisfazione deve essere perseguita come un bene primario, sfruttando anche meglio i canali elettronici.

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