Web 2.0, missione semplicità

Facilità di programmazione e immediatezza d’uso sono le nuove regole online. Ma richiedono strumenti specializzati, non sempre open source

Da qualche tempo si parla di Web 2.0 per intendere una nuova serie di servizi Web, facili da programmare, semplici da usare e possibilmente con qualche significativa novità filosofica. Vediamone i principali attualmente in uso.

Tag, sciocche ma funzionali
Tra le tante novità, l’approccio oggi più usato è probabilmente quello dei tag, etichette di catalogazione in database. Ne sono esempio Flickr, Mappr e altri servizi di questo genere, nei quali si immagazzinano immagini la cui didascalia, inserita dall’utente, viene inserita in un database di parole chiave. Si tratta di un sistema alternativo alle classiche tassonomie o ai sistemi di ricerca finora ritenuti specifici: l’aderenza all’immagine delle parole di descrizione (tag) dipende dall’attenzione dell’estensore della didascalia.
“E’ una scienza inesatta, ma funziona”, dice il sito www.mappr.com: senza filtri sui tag, però, sarà invaso dagli tsunami del porno. L’attuale approccio dei tag si poggia sulla definizione formale di flickr.com, che è una tecnologia proprietaria. Attualmente è gratuita per impieghi senza scopo di lucro, ma non in caso contrario.

Pubblicazione online semplificata: Blog/Rss/Wiki
Il blog è una tecnologia di edizione sul web che nasce come notiziario personale (weblog), ma presto diventa commento ai fatti del giorno e alle volte anche informazione in presa diretta e comunque non uniformata alle regole delle multinazionali. Ha senso, come il wiki, se c’è un fornitore di servizio che gestisce la pubblicazione sul web più o meno ricca di strumenti (immagini, link, forum, video) ma comunque in modo abbastanza semplice da poter essere usata da chiunque sappia scrivare testi sul personal computer.
I blog consentono la generazione di siti ricchi e dinamici, con molti servizi: commenti ai singoli articoli, invio dei medesimi per mail, ricerca specializzata nell’universo dei blog. Ovviamente sono loro applicabili tutte le soluzioni classiche del sito web, dai sistemi pubblicitari (Adsense fa parte di Web 2.0) alla disponibilità su dispositivo mobile.
I software di blog sono delle applicazioni di proprietà dell’azienda che le sviluppa. Nulla impedisce di usare tecnologie open source, ovviamente, ma queste non le rende disponibili gratuitamente.
Un altro sistema di pubblicazione semplificato è il Wiki, che permette di modificare uno stesso testo, sia correggendolo, sia aggiungendo altre componenti. Il lavoro può essere guidato da un coordinatore ma anche lasciato alla partecipazione libera. Come il blog è sostanzialmente un servizio gestito attraverso un fornitore. Il tipico esempio di realizzazione è Wikipedia, l’enciclopedia multilingue la cui versione più estesa è in lingua inglese, ma che annovera anche esempi godibilissimi come la versione siciliana. Il wiki è uno strumento di lavoro di gruppo, perché consente di mantenere un qualsiasi documento composto attraverso una gestione collettiva.
Anche per i wiki si stanno sviluppando strumenti specifici dal lato dell’utente finale. L’ultimo è Gollum, una applicazione di tipo browser ma verticalizzata per Wikipedia, la cui interfaccia è in effetti ridondante.
Il software della Wikipedia è disponibile attraverso una licenza open source di tipo Gpl. Analoga situazione si verifica per i contenuti dell’enciclopedia, quali ne siano le forme e le lingue.
Un terzo tipo di pubblicazione semplice è quella degli Rss, Really simple syndication, semplici sistemi per inserire sul proprio sito notizie dinamiche prodotte altrove. Appositi lettori, poi, permettono una consultazione intensa di molti flussi di notizie Rss, come se si aggiungesse un televideo al web.

Ajax: maturo, solido e funzionale
Tecnicamente parlando, buona parte del successo della nuova ondata si deve al livello attuale dello sviluppo di web software. Da almeno 15 anni si lavora sulla programmazione di applicazioni web di tipo dinamico che siano facili da sviluppare e da mantenere, ma anche facili da impiegare. Le parole chiave sono la riusabilità del codice e l’immediatezza dell’ assemblaggio di piccole componenti. Dall’inizio del 2005 lo stato dell’arte ha un nome: Ajax. Le soluzioni più complesse per la grafica o per la gestione dei dati continueranno a richiedere approcci più progettuali, ma per tutto il resto si può navigare a vista.
In sé, Ajax non è niente di nuovo, ma solo un approccio che via via è diventato molto, molto semplice e decisamente robusto: con il suo impiego è estremamente difficile far danni alle applicazioni e ai dati preesistenti. Eccone una sintesi tagliata con l’accetta: impiego di Xhtml e Css; presentazione e interazioni secondo il Document object model; manipolazione e scambio dei dati con Xml e Xslt;
accesso asincrono ai dati con XmlHttpRequest; integrazione dei moduli con Javascript.

I termini usati sono chiari ai programmatori, non certo agli utenti finali. E Ajax è utilizzabile liberamente quanto lo è JavaScript.
Una complessa applicazione Ajax è Google Map, per intendersi. E da più parti si vocifera che – grazie a questo approccio – lo stesso Microsoft Office possa essere emulato come servizio online.
Ovviamente in Ajax nulla è statico. Negli ultimi mesi si è parlato molto anche di Ruby, un linguaggio di sviluppo veloce dei siti a metà strada tra il Php e Java. Ruby è stato usato per Ruby on Rails, un sistema open source estremamente veloce sviluppato dal danese David Hansson, che sta guadagnando consensi incredibili nelle schiere di sviluppatori web.

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