Vmware si butta sullo storage

Con Esx Server, la società che fa girare Linux e Windows sullo stesso sistema apre la stagione dell’eterogeneità dei sistemi anche sul fronte Storage area network. Sentori di utility computing.

10 dicembre 2003

Vmware ha annunciato di aver completato i test di compatibilità del proprio software Esx Server con le piattaforme di Emc, Fujitsu Siemens, Hitachi Data Systems, Hewlett-Packard, Ibm e Network Appliance.


Tutti questi vendor operano nel settore dello storage.


Ergo si ha già un’idea della destinazione d’uso della soluzione di Vmware, società assurta all’attenzione della comunità tgecnologica per la proposta di un metodo di coesistenza di sistemi operativi Linux e Windows sulla stessa piattaforma.


Anche Esx è, infatti, un software di virtualizzazione che abilita a far girare più sistemi operativi e applicazioni sullo stesso computer e contemporaneamente. In tal modo, Vmware porta la propria tecnologia di virtualizzazione sul fronte dei dispositivi di storage, cioè nel campo di quella materia che mastica oramai la parola “virtualiuzation” diuturnamente.


La società posiziona il proprio tool server su un piano di complementarietà rispetto alle soluzioni già esistenti (proprio per “non pestare i piedi” a nessuno), sposando l’obiettivo comune: creare un pool di risorse si storage virtuali, prendendo come punto di riferimento il data center.


Con questo, Vmware fa un salto di qualità, dato che la propria soluzione di virtualizzazione era utilizzata in ambiti singoli o di piccola rete.


Con Esx, allora, la società si pone su un mercato che ha tutte le sembianze di quello dell’utility computing, abilitando l’eterogeneità dei sistemi operativi in ambienti di Storage area network.

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