Vitago chiude la filiale italiana

Non tutto nella new economy sembra muoversi con il vento in poppa e senza ostacoli. La tedesca Vitago, per esempio, ha appena chiuso l’ufficio italiano (aperto solo lo scorso aprile) e si appresta a fare altrettanto in altri due paesi europei. La socie …

Non tutto nella new economy sembra muoversi con il vento in poppa e
senza ostacoli. La tedesca Vitago, per esempio, ha appena chiuso
l’ufficio italiano (aperto solo lo scorso aprile) e si appresta a
fare altrettanto in altri due paesi europei. La società, che vende on
line prodotti per la bellezza e la salute, deve, infatti, fare i
conti con una liquidità drasticamente ridottasi negli ultimi tempi,
dopo aver raccolto 43,3 milioni di euro nel secondo giro di
finanziamenti dai venture capitalist, appunto lo scorso aprile. Il
progetto di espansione paneuropeo, avviato con l’apertura di uffici a
Milano, Londra e Parigi, ha però drenato velocemente le risorse e
oggi l’azienda si ritrova con soli 18 milioni di euro e una
profittabilità che non appare raggiungibile prima del 2002. A farne
le spese è stato subito l’ufficio di Milano, aperto sotto la guida di
Sergio Antonini e con 15 persone in organico, ma anche le sedi
inglese e francese sono destinate alla stessa sorte.
Secondo il Ceo della società, Oliver Spreitzer, "questa è un fase
di forte scetticismo verso i siti business-to-consumer, il mercato è
debole e noi non potevamo permetterci di resta aperti in tutti questi
paesi"
. In effetti, senza tagli, i fondi sarebbero finiti entro
otto mesi, mentre ora le previsioni parlano di una "resistenza" fino
ai primi mesi del 2002; allorquando è atteso il raggiungimento del
break-even.
Curiosamente, la sede italiana è stata semplicemente chiusa, mentre
per quelle francese e inglese sono in corso trattative per una
vendita. In Francia, soprattutto, esiste la possibilità di cessione
ad aziende tradizionali del settore bellezza che intendono avere una
filiale on line. Più difficile appare l’operazione nel Regno Unito.
Per il 2000, Vitago si attende un fatturato di 3 milioni di euro, due
terzi dei quali di provenienza tedesca.

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