Vierika, un successo italiano

Il mese scorso la Guardia di Finanza di Milano ha messo le mani su un programmatore di virus: l’autore di Vierika, un worm del tipo di Anna Kournikova che in un solo giorno ha infettato oltre millecinquecento macchine. Costui, inoltre, aveva preparato …

Il mese scorso la Guardia di Finanza di Milano ha messo le mani su un programmatore di virus: l’autore di Vierika, un worm del tipo di Anna Kournikova che in un solo giorno ha infettato oltre millecinquecento macchine. Costui, inoltre, aveva preparato altri worm, pronti per essere distribuiti, “leggermente” più pericolosi, pronti per scatenare un Denial of Service nei confronti di un noto provider italiano. Se non si fosse intervenuti in tempo ora qualcuno poteva trovarsi con qualche problema in più.
L’operazione ha ricevuto moltissimi feedback positivi dal mondo scientifico, specie per la metodica operativa del backtracing e per la tempestività con la quale si è operato. Interessante, però, uno scambio di considerazioni tra un “technical manager” di un vendor di antivirus e un professore universitario italiano. Il primo ha detto che Vierika, per quanto fosse stato un caso di grande interesse, non ha raggiunto lo stesso livello di pericolosità di Love Bug. Il secondo ha risposto con due domande che giro a voi e alle quali potete rispondere sul forum sicurezza di Netstime: è meglio aspettare che un worm venga diffuso in modo tale da giustificare l’esistenza della contromisura o auspicarsi che la risposta delle forze dell’ordine sia pronta a tal punto da limitare un reato rintracciandone i responsabili? La seconda già si risponde da sola: perché, per contrastare un’infezione, dovrei attendere un upgrade di un antivirus, che magari arriva in ritardo, o auspicare un lavoro di backtracing di una forza di polizia?

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