Verso Smau: lo storage

Conservazione e sicurezza dei dati: qui il dinamismo tecnologico si fa sentire

Lo storage è uno dei segmenti più dinamici dell’It di questi ultimi due anni, come dimostrano i tassi di crescita dei valori economici del comparto, che riescono a rasentare le due cifre, un po’ come accadeva all’epoca d’oro dell’informatica pre-bolla speculativa.


Il motivo del dinamismo è da leggersi nell’innovazione
dell’offerta, che ha introdotto nuove metodologie d’azione rendendo popolari tecnologie di alta fascia, e nella realtà dei bisogni di garanzia del dato dell’utenza, per nulla fittizi. Da Emc ad Hp, da Ibm a Hitachi, tutto il panorama dell’offerta di sistemi di conservazione dei dati ha saputo introdurre gli elementi della velocità di accesso alle informazioni e dell’ubiquità delle stesse.


Se, insomma, fino a qualche anno fa il
backup
dei dati prevedeva l’esistenza di un unico centro di conservazione, a garanzia della persistenza del dato, i fornitori di storage hanno saputo fare leva sulle reti per portare proprio sulla rete stessa la memoria aziendale. Sono nati, così i concetti dello storage networking e della virtualizzazione del dato.


Il primo, identificato nell’idea di Storage area network (San), ovvero di una rete che si occupa di trasferire le informazioni per la loro conservazione, ha poi abilitato il concetto di velocità della trasmissione dello stesso, puntando alla reperibilità dell’informazione nel momento esatto in cui questa serve all’utente.


Tali sono i presupposti del
funzionamento
, per esempio, dei sistemi informativi di banche, aziende di trasporti, società di distribuzione. Lo sono sempre stati. Ma se una volta la tecnologia, sofisticata e costosa per rendere il dato sempre disponibile, ha allontanato le medie imprese da infrastrutture di questo tipo, il tentativo di popolarizzazione attuale degli strumenti di storage networking, parte proprio dall’accesso agli stessi a costi più accessibili, figlio, anche, di una semplificazione delle strutture.


Ora un complesso di server, array di dischi, switch e router ha, nell’insieme, un costo inferiore di un paio di zeri rispetto a cinque anni fa.
La sussistenza di un’infrastruttura di rete su cui spedire le informazioni per la conservazione e da cui attingere in tempo reale per la fruizione ha poi aperto il campo alle tecniche di virtualizzazione della memoria di massa, che basa il proprio presupposto sulla suddivisibilità di un complesso di informazioni, per una sua più agile gestione.


La rete, infatti, se da un lato consente di spedire meglio le informazioni, dall’altro apre il campo alla loro moltiplicazione. Basti pensare all’effetto generato dai sistemi di posta elettronica, che generano quotidianamente, anche in una piccola o media azienda, Megabyte e Megabyte di dati da conservare. Le tecniche di virtualizzazione consentono, utilizzando meccanismi che una volta erano appannaggio di sistemi mainframe, la segmentazione delle risorse per una più veloce accessibilità.


In uno scenario di rete determinato essenzialmente dal dinamismo, e quindi dal transito, il dato deve essere sottoposto a un intervento di sicurezza, essendo passibile, di intercettazione e di corruzione. È nato, così, e si sta diffondendo il concetto di data protection, che è frutto dell’abbinamento di quelli dello storage e della sicurezza.


Emblema vivente di tale concetto è il fornitore
di sicurezza
Symantec, che con l’acquisizione del produttore di soluzioni di backup Veritas, ha di fatto dato avvio all’era della data protection. Ambito in cui si è inserita immediatamente Microsoft, con la creazione di prodotti per la gestione dei dati protetti sotto Windows e a cui hanno titolo di esprimere proposte e soluzioni tutti gli attori del backup sicuro, come Computer Associates, Emc, Ibm.

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