Veronesi

Imprigionati tra le spire dell’attento-che-poi.

Come reagireste se qualcuno vi venisse a dire “non comprare dei pc e
non connetterli a Internet se non vuoi che qualche hacker ti porti via i dati
con subdole manovre di spyware
“, oppure “non crearti una rete di
storage, perché altrimenti poi ti tocca impazzire per gestire le
informazioni
“, o ancora “attento a sviluppare software con
l’opensource, perché poi finisce che mettono i brevetti sul software e ti
impegoli in cause legali senza fine
“?
Indubbiamente male.
Punge
vaghezza, però, che stia tirando un aria che intende istituzionalizzare temi di
questo tipo.
L’oscurantismo incipiente, il clima di isteresi da fine anno
mille pervade tutte le sfere intellettuali, sia che afferiscano alla vita
economica, sia che affondino la propria influenza su quella personale.
E se
il peggior nemico per un venditore di mobili non è il costo del truciolato o il
prezzo del design, ma il sistema economico attuale, che impedisce il benché
minimo progetto di vita per due giovani, tanto da spingerli a riesumare dalle
cantine il mobilo usato (che magari fa anche vintage, però che pena) quello di
chi aspira a vivere, nel pieno senso della parola, è il monito
attento-che-poi“. “Non mangiare, se non vuoi che ti venga una
neoplasia
” è il miglior antidoto matriciale all’intraprendenza, in tutte le
sue forme. Chi si vuol muovere, non lo faccia: rimarrà imprigionato.
Dal
traffico.
Ci sono troppi veronesi per la strada e nessuno dice niente.

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