Uno Smau così non l’avevamo mai visto

È stato il “primo” Smau organizzato presso il quartiere fieristico di Rho. Su due padiglioni con entrate solo business. E i commenti sono stati positivi

Un paio di giornate valeva la pena passarcele. Perché lo Smau di quest’anno, a detta di molti, è stato piacevolmente di business. «Tenendo naturalmente nella giusta considerazione l’attuale dimensione della manifestazione – ha detto Flavio Pozzi, direttore commerciale di Lenovo – abbiamo avuto buoni contatti sia dal punto di vista qualitativo, sia quantitativo». Ma gli addetti ai lavori che non esponevano non ce l’hanno fatta a saltarlo completamente. E un giro se lo sono permessi.
Sarà anche per questo che l’organizzazione Smau ha parlato di “50mila visitatori qualificati” comprensivi, probabilmente, di quelle scolaresche accompagnate dai professori che nella giornata di venerdì si sono viste scendere da diversi pullman. Ma perché escludere i futuri tecnici dell’Ict? Anzi, bisognerebbe proprio ricominciare da questo tipo di formazione. Perché, se un colpa possiamo dare oggi ai vendor è che sono troppo concentrati su un business “mordi e fuggi”, dando troppa poca attenzione a uno sviluppo a lungo respiro che, però, risulta ormai fondamentale.

E se cambiassimo nome?

Di sicuro questo Smau è cambiato molto. E non solo nella location (è stato il primo Smau a essere organizzato nel quartiere fieristico di Rho). «La prima persona conosciuta che ho incontrato appena dopo aver varcato la soglia dell’ingresso – ci ha raccontato Paolo Strina, consulente e amministratore unico di Serere – mi ha detto: “Ci ho messo un’ora per arrivare, in un’ora e un quarto l’ho girata tutta”. La battuta ci sta: prima si era così comodi ad avere un centro fieristico in città. Ma Strina ragiona anche su un altro fattore: «Qualcuno si è chiesto quanto è il costo-contatto? Secondo me è troppo alto, non credo che la maggior parte delle aziende possa permetterselo».

Così c’è chi va oltre: «Il mercato e i tempi sono cambiati, forse il nome “Smau” è troppo legato a un evento diverso – riflette ancora a proposito Pozzi -. Perché non variare denominazione alla manifestazione e considerare il 2006 come l’anno zero? Sarebbe auspicabile anche una maggiore numerosità e complementarietà di aziende per ottimizzare le visite degli operatori provenienti da altre regioni. Infine, perché non scegliere uno o due temi “dell’anno” e approfondirli in una tavola rotonda aperta in cui si possa discuterne e scambiare opinioni?»
Opinioni, appunto. Perché ormai allo Smau non si va per far vedere le ultime novità tecnologiche. In realtà non l’ha pensata così Kodak, la cui divisione Document Imaging ha presentato una nuova famiglia di prodotti scanner, la linea i1200 e i1300. Una coincidenza fortuita che ha permesso al vendor di utilizzare la kermesse milanese un po’ come durante i vecchi tempi, quando Smau era una vetrina sulle novità. E già che c’era ha esposto il nuovo logo tendenzialmente “digitale”.

«Smau per Sonos ha rappresentato l’occasione per lanciare la localizzazione in italiano del proprio sistema di sonorizzazione multizona» ha spiegato Ennio Prase, vice presidente e Ceo di Prase Engineering. Segno che una manifestazione italiana (ma sempre più “vicina” al Cebit anche per architettura fieristica) è comunque necessaria.
E così prendiamo per buone le parole di Strina: «Comunque, se l’anno prossimo lo rifanno, ci torno».

Tutto un po’ superato

Enzo Cutrignelli, amministratore unico di Digits, viene a fare un giro a Smau «che a mio avviso, non ha senso in quanto fiera espositiva, manifestazione sui prodotti. Questo è quello che vedo qui e che è del tutto superato». Per quanto riguarda Digits, invece, racconta che l’obiettivo è di offrire soluzioni, non prodotti. «Il mercato è cambiato – spiega – e noi dobbiamo assolutamente adeguarci. La distribuzione di un tempo non esiste più». Ma l’opinione più forte arriva quando parla dei vendor. «Il problema vero sono loro, che non hanno ancora capito niente. Bisognerebbe scegliere partner con i quali investire in valore, con la certezza che questo investimento non durerà solo una stagione».

Yolanda Rios e la scommessa Smau
Cento clienti nuovi. Almeno. Era questa la scommessa di Yolanda Rios che ha riportato Tech Data in Smau. Ma non sono solo i clienti nuovi a essere “contati”, è tutto l’insieme di relazioni che Tech Data ha messo in scena alla fiera. Molti fornitori, che non hanno una presenza diretta in fiera, ci sono attraverso lo stand del distributore e incontrano non solo rivenditori, ma anche utenti finali.
Occasione importante, sottolinea Rios, per tastare il polso su cosa l’utente chiede davvero.
«I rivenditori sono venuti da tutta Italia e anche questo mi sembra un segnale positivo rispetto al nuovo clima che si respira in fiera. Per quanto ci riguarda, poi, abbiamo invitato un panel di nostri clienti per un e-council, nel corso del quale parlare del sito, di come viene utilizzato, dei servizi da implementare, magari partendo da quella che fu la loro esperienza con l’on line catalogue dell’allora Computer 2000».

Ci hanno detto anche…

«Finalmente si vedono in giro solo operatori del settore, quindi potenziali contatti utili… era ora! Adesso potremo riconsiderare la nostra adesione a Smau, che da due anni evitiamo accuratamente».
Oronzo Stivala, general manager di Bludis

«Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il fatto che la manifestazione sia stata completamente orientata al business è stato un bene per un prodotto come il nostro (BlackBerry – ndr), che sempre di più affascina l’utente professional. Appena Smau sarà concluso intendiamo svolgere un’attenta attività di lead analisys alla quale seguiranno dei follow up».
Alberto Bevilacqua, responsabile business unit Vodafone per il Sud Europa di Research In Motion

«L’impressione è positiva e la direzione della fiera professionale è corretta. Ma vedo che player determinanti sono mancati».

Marcello Molinari, marketing manager di Brevi

«Personalmente sono del parere che eventi come Smau siano ormai superati. La nostra software house preferisce investire molto di più sul territorio, incontrando volta per volta il canale dei business partner.
Non a caso, dal 1999 non siamo più presenti alla manifestazione milanese con un nostro spazio espositivo, ma partecipiamo all’interno degli stand di partner del calibro di Microsoft e Ibm».
Antonello Morina, presidente di Esa Software

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