Uno Small business act per le Pmi europee

Il documento sarà proposto tra meno di un mese. I principi ispiratori

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – La Commissione europea rifonda la politica a sostegno della piccola e media impresa, ma lo Small business act che sarà proposto tra un mese non conterrà impegni vincolanti per i governi anche se richiederà “un forte impegno politico”.

Dopo mesi di confronto con governi e parti in causa (in sostanza i rappresentanti degli interessi dei settori industria, commercio e artigianato), l’ultima bozza indica 17 principi: valutazione sistematica dell’impatto su futura legislazione e misure amministrative che abbiano un impatto sull’impresa minore e consultazione delle organizzazioni del settore “minimo otto settimane prima della decisione”; ricorso a misure specifiche come “deroghe, periodi di transizione ed esenzioni in particolare da informazioni e ‘reporting'”; date comuni di avvio di misure che riguardano il settore a livello europeo; uso sistematico di clausole di scadenza delle norme o di revisione “nei casi in cui è difficile valutare l’impatto sulle Pmi in modo appropriato ex ante”; principio “solo una volta per tutti” affinché ogni dato o informazione che l’impresa deve fornire possa essere comunicata una volta sola (in sostanza le imprese non sono obbligate a ripetere la stessa informazione ad autorità diverse se l’hanno già comunicata); regola dei tre anni per cui una mini-impresa selezionata per rispondere a un sondaggio statistico non potrà esserlo nuovamente che dopo tre anni; programmi di investimento nazionali e Ue su contenuti, struttura e accesso alla strategia ‘think small first’; fissare scadenze per le risposte amministrative alle pmi; sportello unico e uso dei mezzi elettronici nei rapporti con le amministrazioni in particolare per le start-up e per le imprese individuali o micro; assicurare “che le Pmi siano pagate in tempo sia per contratti privati che di appalto pubblico”; garantire un trasferimento facile del business; aiuto degli imprenditori che hanno fallito “per dare loro una seconda possibilità”; favorire con mezzi finanziari e strutture la partecipazione allo sviluppo degli standard; promuovere l’accesso agli appalti pubblici; assistenza per ricerca e sviluppo, innovazione e tecnologie informatiche, fronteggiare i problemi ambientali, espandersi in nuovi mercati.


Lo Small business act sarà accompagnato da una serie di proposte legislative che riguardano l’esenzione sugli aiuti di stato (relative a misure che non devono essere notificate all’antitrust europeo e di semplificazione delle regole), la proposta di statuto di impresa privata europea per le Pmi, la proposta di riduzione dell’Iva nei servizi ad alta intensità di lavoro nel 2008, la proposta di revisione della direttiva sul ritardo dei pagamenti “che assicura alle piccole e medie imprese di essere pagate in tempo”. Bruxelles accentua in modo particolare l’importanza dell’accesso delle Pmi al mercato unico, all’innovazione, alle professionalità, al mercato finanziario.


Nel piano di azione che sarà allegato all’act si conferma che Bruxelles aumenterà dal 7,5% al 10% l’intensità degli aiuti di stato per le medie imprese e dal 15 al 20% per le piccole (oggi la media Ue è del 12%). Si chiede agli stati di adottare la proposta della Commissione di aumentare il tetto di esenzione Iva a centomila euro, agire affinché i costi per avviare un business non superino cento euro e i tempi siano inferiori alla settimana.

Anche se il 42% del valore degli appalti pubblici è attribuito alle Pmi, la Commissione riconosce che “restano difficolta’ pratiche” e che l’accesso delle Pmi “va migliorato”. Bruxelles adotterà un codice di condotta per la trasparenza. Inoltre si afferma che “l’apertura dei nostri mercati deve essere controbilanciata dall’accesso negli altri mercati”. Questo è un punto molto delicato: la Francia ha chiesto “piena reciprocità stabilendo un sistema per cui i nostri mercati pubblici siano regolarmente meno aperti alle società di paesi in cui i mercati pubblici sono chiusi”.

L’Ueapme aveva indicato la necessità di affrontare il problema delle “differenti condizioni competitive” dei paesi extra Ue per norme, standard, rispetti dei diritti di proprietà intellettuale, sussidi rilevando che “in situazioni di emergenza deve essere possibile prendere temporaneamente misure protettive”. In questo quadro le regole sugli strumenti di difesa antidumping “dovrebbero essere adattate alle Pmi” dati gli attuali costi e l’ampia documentazione richiesta per un ricorso.

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