Una Java Conference di condivisione

Condivisione e trasparenza è la maturazione del verbo di Java all’annuale Conference, svoltasi per la prima volta anche a Roma.

Le parole d’ordine della Java Conference 2006 sono, ancora una volta, condivisione e trasparenza. Un verbo già sentito, certo, ma che in questa edizione ci sembra abbia raggiunto un’ulteriore maturazione che, probabilmente, si concretizzerà in una vera versione open source di Java, una maggiore interoperabilità con le altre piattaforme, leggi .Net, e nella consapevolezza che, sì, community è bello ma si deve evitare di fare i muratori di stampo massonico.

«Le aziende non possono più essere gelose della loro innovazione – afferma Mauro Banchero, Ad e direttore generale di Sun Italia -, la valuta corrente della “participation age” è la fiducia, che si basa sulla condivisione e sulla trasparenza, e crediamo che la collaborazione sia la giusta via per l’innovazione, per fornitori, clienti, professionisti ma, soprattutto, per il “sistema paese». A questo proposito, il fiore all’occhiello di Banchero rimane ancora Job (Java open business). L’iniziativa per la promozione e la catalogazione di partner e soluzioni coinvolti in progetti open source per le Pmi, che registra ora circa 1300 iscritti con un +60% rispetto all’anno scorso.

A enfatizzare la spinta innovativa, e soprattutto gli investimenti, in Ict presso le Pmi ci pensa anche l’ospite di Banchero, Fabio Bolognini, direttore marketing imprese di Bancaintesa che illustra i vantaggi di Intesa Nova, un progetto di finanziamento per l’innovazione e l’Ict rivolto alle Pmi per cui Banca Intesa ha “messo sul tavolo” un miliardo di euro. «Il mercato richiede l’aggregazione delle piccole imprese, investimenti in marketing, una revisione delle reti di trasporti – spiega Bolognini – mentre il capo fondatore della tipica Pmi italiana deve tirare fuori il coraggio e avvalersi delle competenze giuste per comprendere i vantaggi competitivi di un investimento in Ict».

La prima giornata della Java Conference milanese, seguito della prima versione romana tenutasi il 26 di giugno, è proseguita nell’attesa di vedere sul palco l’ospite più prestigioso, James Gosling, il papà di Java. Se dobbiamo essere onesti, le parole di Gosling non ci hanno fatto spellare le mani. Tra una frecciata a Microsoft e l’altra, che fa a pugni con la maturazione di cui si parlava prima, il guru di Sun ha illustrato le novità di Java Enterprise Edition 5.0, l’aggiornamento più importante mai realizzato per la piattaforma Java per l’enterpise.

«Se l’enterprise è stato l’ambiente originario per la diffusione di Java – afferma Gosling – ora il nostro linguaggio è veramente universale, declinandosi in quattro ambienti specifici: l’enterprise, lo standard (i computer client), l’embedded (i telefonini) e le card (le smart card come la tessera bancomat). Java, così, da una direzione omogenea a una realtà eterogenea e, se vogliamo, definisce una via ecologica allo sviluppo consentendo di imparare una volta sola per applicare ovunque».

Secondo Gosling, la versione 5.0 della Java Enterprise Edition, in due parole, presenta una maggiore compatibilità con le altre piattaforme e una migliore applicabilità in ambienti complessi, come quelli “fault tolerance”. Alle richieste di paragonare Java agli ambienti concorrenti come Ajax, Gosling, che, ricordiamo, usa un computer Apple perché non se l’è sentita di sottoscrivere il contratto di licenza di Windows, torna sul fronte di guerra: «Guardate in faccia gli sviluppatori Ajax e leggerete il panico nei loro occhi – afferma il guru – mentre il nostro obbiettivo è sempre quello di rendere facile la vita agli sviluppatori. Oggi l’It ha di fronte scommesse forti, come per esempio la disponibilità 24×7 dei sistemi bancari, e diventa fondamentale avere a disposizione strumenti facili, potenti, di veloce implementazione e indipendenti dalla piattaforma».

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