Una fusione con qualche certezza e un pugno di dubbi

Il gigante che nasce dal merge fra Hewlett Packard e Compaq ha senza dubbio i numeri per sfidare alla pari Ibm, ma prima di entrare in competizione diretta con Big Blue dovrà risolvere non pochi problemi di integrazione.

Certo, non si può dire che la notizia della fusione fra Hewlett-Packard e Compaq sia arrivata senza generare sorpresa. Per una volta, nessun segnale ha preceduto l’operazione e, francamente, non era nemmeno facile prevedere, di questi tempi, la nascita di un simile gigante. Fa impressione notare come, per la prima volta, esista sul mercato dell’Information technology una società con dimensioni e fatturato paragonabili a Ibm. Questo è certamente un buon punto di partenza per il nuovo colosso. Bene hanno fatto i manager delle due realtà a indicare da subito che dal merge nascerà un’azienda con un marchio unico (Hp), con una struttura già definita e basata su quattro grandi aree di business (stampanti, pc, server e servizi). Per quel che ci è dato sapere, però, le certezze si fermano sostanzialmente qui. E iniziano, invece, gli interrogativi.
Il primo dubbio, che in genere accompagna operazioni di questa portata, riguarda i tempi e l’impatto della fusione tra le due organizzazioni. Il passaggio, qui, è aggravato dal fatto che la stessa Compaq di oggi nasce dall’integrazione con Digital, annunciata nel 1998, ma trascinatasi nel tempo con effetti non da poco sul business della società (non ultimi i tagli di organico decisi proprio quest’anno). La nuova società dovrebbe contare su circa 145mila dipendenti, un numero probabilmente troppo alto, anche per un’azienda di queste dimensioni. Inoltre, il management ha dichiarato di attendersi un risparmio di 2 miliardi di dollari già a partire dal 2003, primo anno di esercizio fiscale congiunto. Questa cifra non potrà essere raggiunta se non attraverso un sostanziale snellimento dell’organico. Dunque, i costi sociali del merge non saranno trascurabili. Per non parlare dell’integrazione delle rimanenti persone, che comunque provengono da stili e culture diverse.
Poi, vengono le rispettive linee di prodotto. Per le stampanti il problema non si pone (sarà tutta eredità di Hp), mentre par di capire che nei pc rimarranno i prodotti consumer di Hp e quelli professionali di Compaq, scelta questa abbastanza razionale. Molto più delicata appare l’area dei server, dove oggi esiste una sovrapposizione pressoché totale e permangono eredità delle scelte proprietarie effettuate in passato (architetture, sistema operativo Unix, tecnologie interne alle macchine). Altro nodo da sciogliere è quello dei servizi. Per Hp è da tempo un anello debole, tant’è che lo scorso anno ci fu il tentativo, poi fallito, di acquisire PriceWaterhouseCoopers. Non è detto che Compaq risolva il problema, poiché l’azienda ricava solo il 14% del proprio fatturato dal puro business nel settore, cui si somma un altro 9% che deriva da supporto e manutenzione. Infine, va notato come la divisione dal peso maggiore nella nuova Hp sia quella dei pc (29 miliardi di dollari), un business quest’anno in forte declino e con un futuro perlomeno incerto.

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