Un Parlamento di tecnoscettici

Il Professor Fuggetta e i parlamentari italiani: l’Ict non abita le stanze della politica.

Le disavventure del prof. Fuggetta con i parlamentari italiani dicono molto della considerazione che l’Ict ha presso le stanze del potere.
Tempo fa, convocato a Roma dal gruppo interparlamentare sul web 2.0, l’amministratore delegato del Cefriel ha presentato la sua relazione davanti a un solo onorevole perché gli altri erano impegnati nelle varie commissioni.
 
Nei giorni scorsi è tornato a Roma, questa volta convocato dalla Commissione Affari istituzionali per parlare di e-government e Ict. Dopo avere iniziato a preparare le sue slide ha scoperto di avere a disposizione 15 minuti, un tempo non necessario per approfondire l’argomento.

Nonostante questo ha ridotto il numero di slide e se ne è andato in parlamento dove questa volta ha trovato un po’ più di parlamentari ad ascoltarlo.

Ma il tenore delle domande gli ha fato capire che forse qualcuno non aveva ben chiaro di cosa si stesse parlando e soprattutto che dell’Ict è pronto a percepire solo gli eventuali pericoli e non i vantaggi.

Quando ha detto che sarebbe il caso di digitalizzare ricette e referti un parlamentare “con tono di sufficienza” ha obiettato “e le persone anziane come fanno?”, mentre l’altro si preoccupava che con la digitalizzazione si mettessero le basi per una gigantesca violazione della privacy con il classico spauracchio dell’orwelliano Grande Fratello.

In questo senso onorevoli e senatori sono lo specchio fedele del Paese.
 Le loro osservazioni, infatti, fanno il paio con i dati dell’Osservatorio Ict del Piemonte secondo il quale la maggior parte delle imprese della regione si definisce scettica nei confronti dell’Ict e non ne percepisce ancora il vantaggio competitivo.

Chi l’ha detto che Politica e Società civile sono distanti?

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