Un futuro bipolare nell’I/O

La spaccatura apertasi lo scorso anno sul fronte dei bus per pc e server sembra per ora destinata a non ricomporsi.

Pur non trattandosi di una prospettiva a tempi brevi, è probabile che il
futuro dell’input/output, ovvero di ciò che regola la comunicazione fra
computer e componenti, procederà lungo due strade diverse. Tutto è parti
to
lo scorso anno, quando Ibm, Compaq e Hewlett-Packard (si veda "Linea Edp n
.
30/98) decisero di produrre una propria variante evolutiva del bus Pci
(nato in casa Intel), chiamata Pci-X, che troverà quest’anno le prime
applicazioni produttive e promette velocità da 133 MHz e transfer rate fin
o
a 1 Gb/s.
La battaglia, già fin d’ora, si sta spostando però sulla nuova generazio
ne
dell’I/O. Da un lato, la citata troika ha iniziato a lavorare su Future
I/O, in tecnologia switched-fabric, con l’obiettivo di raddoppiare
ulteriormente tanto la velocità di clock quanto il transfer rate.
Dall’altro, Intel (che ha un po’ snobbato l’iniziativa Pci-X) da tempo ha
dichiarato di voler puntare sull’architettura che ha chiamato Next
Generation I/O (Ngio) e ha dato vita a un apposito consorzio di sostegno,
l’Ngio Industry Forum, assieme a nomi di rilievo come Sun, Dell, Siemens,
Nec e Hitachi.
La corsa verso questo tipo di standard porta con sé differenti
implicazioni. I grandi costruttori di server, che di solito hanno una
possente attività di ricerca, si sono spesso lamentati, in passato, di
mancanza di input nel processo di definizione degli standard. I promotori
di Future I/O, pertanto, ritengono che l’adozione di specifiche proprie
finirà con l’avvantaggiarli, sia per la possibilità di controllare
direttamente la tecnologia sia come elemento di differenziazione rispetto
alla concorrenza, specie nei confronti di chi (si legga Dell) spende assai
meno in R&D. Inoltre, questi vendor potranno potenzialmente beneficiare di
royalty nel momento in cui le proprie specifiche dovessero essere adottate
da un più largo numero di costruttori.
Febbraio sarà un mese importante, poiché entrambi i "poli" vi hanno
programmato le rispettive conferenze per gli sviluppatori, nelle quali
saranno forniti i dettagli tecnici degli I/O di nuova generazione, nella
speranza di ottenere l’attenzione del più alto numero possibile di
costruttori di adapter e simili. Sia la tecnologia Ngio che la Future I/O
si occupano di controllare come disk array, schede di rete e altre
componenti di sistema si connettono e dialogano con i server, laddova oggi
regna, come già detto, il Pci. I rispettivi design sono di tipo switched
fabric, ovvero esiste uno switch che apre temporaneamente un canale di
comunicazione fra il chip del computer e il dispositivo interessato (scheda
di rete o altro che sia). Nei tradizionali schemi a "bus", come appunto il
Pci, l’informazione è invece spedita a un tracciato di dati condiviso da
differenti dispositivi. Le due parti in competizione sono almeno d’accordo
sul fatto che la tecnologia switched fabric sembra essere il modo migliore
per ottenere migliorie siginificative di velocità. Ibm ne ha già fatto u
so
per i propri grandi sistemi S/390, ma anche Intel ha ammesso che questo
design è in grado di isolare i "cervelli" del computer dai problemi
connessi alle periferiche, oltre a offrire la possibilità di connettere un
più alto numero di dispositivi e una più consistente ampiezza di banda.
Intel ha più volte invitato Ibm, Compaq e Hp ad aderire allo sforzo
connessio a Ngio, arrivando al punto di supportare Pci-X, ossia
l’evoluzione di Pci che i tre big hanno annunciato indipendentemente dai
piani legati al proprio fornitore di chip di riferimento. Ma, almeno per
ora, la risposta non è stata positiva e le motivazioni addotte sono state
anche di tipo tecnico (scarsa robustezza, soprattutto). La creazione
dell’Ngio Industry Forum lascia intendere, comunque, che Intel voglia tener
fede all’intenzione di "aprire" sin d’ora le specifiche al mercato, senza
rivendicare royalty sulla tecnologia. Questo potrebbe essere, alla lunga,
un punto importantye a vantaggio della casa di Santa Clara, ma la troika
avversaria ha già incassato l’importante sostegno di 3 Com, uno dei nomi d
i
punta nel campo degli adattatori di rete. Il big del networking potrebbe
entrare pesantemente nel gruppo, occupandosi di produrre l’hardware
switched fabric e i componenti che vi si connettono.

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