La società ha presentato le novità che riguardano un approccio più mirato alle problematiche delle Service oriented architecture
Gartner stima che per la fine del 2007 l’80% dell’Information technology nelle grandi aziende sarà basato sulle architetture Service oriented (Soa). Sulla base di questa stima, molte aziende si sentono tenute a interrogarsi sullo stato di efficienza, sulla modernità e soprattutto sul livello di performance dei propri sistemi.
Un’indagine di Hp su circa 700 Cio in Europa riporta alcuni dati interessanti. Il 31% degli intervistati dichiara di avere una certa familiarità con soluzioni Soa, il 16% le impiega, un 18% sta progettando di impiegarle in azienda mentre il 31% non ha in programma di farlo a breve. Le Soa sono viste come una buona idea da circa il 66% degli intervistati, mentre solo il 9% le ritiene inutili o addirittura dannose. Il restante 25% non è ancora convinto, ma non esclude la possibilità di prenderle in considerazione.
Dotarsi di una architettura Service oriented è un passo importante per una serie di motivi ormai noti: migliorare la flessibilità e l’adattabilità della propria organizzazione, accelerare la capacità di integrare nuovi processi di business e, non ultimo, abbattere l’incidenza dei costi legati al dipartimento It.
Roman Stanek, director Emea Soa, Hp Software, ne fa una questione tautologica: «L’architettura Service oriented dà i suoi frutti quando, dopo la fase di implementazione, riesce a generare vantaggi tangibili per il core business dell’azienda».
Per questo Hp ha presentato le nuove soluzioni partendo proprio dall’analisi dei motivi che di solito inibiscono l’implementazione delle Soa in azienda: la mancanza di budget, quindi, di risorse sufficienti ad affrontare il cambiamento; l’immaturità del sistema esistente, e a volte anche dei vertici dell’azienda che non hanno ancora capito la strategicità della circolazione delle informazioni; la non conoscenza di cosa siano le Soa (qui si paga una comunicazione che arriva con chiarezza solo ai Cio, mentre difficilmente si riesce a spiegare con parole semplici al top management la portata e l’utilità di questa architettura); infine, la difficile sincronizzazione del Business process management (Bpm) con il Service development, ovvero fare correre le informazioni relative alla propria attività all’interno di un sistema informativo moderno. A questi dubbi si aggiunge una serie di richieste che l’implementazione delle Soa impone subito all’azienda: un nuovo modo di pensare, nuovi skill per l’It, una struttura organizzativa capace di gestire la fase di allineamento del Bpm con i sistemi informativi.
Analizzati i dubbi e le perplessità, ci vuole poi la consapevolezza di ciò a cui si va incontro durante la fase di implementazione, in quanto si è di fronte a un’architettura di lungo termine, che necessita di un approccio incrementale, da affrontare con calma e con l’aiuto di una road map precisa che deve essere stilata con il partner scelto.
Alcune novità presentate da Hp entrano prepotentemente nella gestione e quindi soluzione delle problematiche riportate: in particolare, il Centro di eccellenza, realizzato a Sophiantipolis (Nizza), incentrato sulla gestione di tutti i componenti e le infrastrutture service-oriented riutilizzabili, permette all’impresa il migliore utilizzo possibile degli standard e delle procedure aziendali.
Il tool di Maturity Self Assessment, (scaricabile dal Web all’indirizzo www.hp.com/go/soa), invece, offre un valido aiuto allo scopo di effettuare un’analisi dettagliata del sistema. In meno di mezz’ora e sulla base di un test composto da 24 domande produce un report sulla maturità del profilo, valutazioni comparate e una serie di consigli specifici per progredire nel percorso di ottimizzazione delle risorse.
Hp ha lanciato anche una nuova versione del software di Governance Hp Soa Systinet, una nuova versione di prodotti Soa Quality e diverse integrazioni e nuove release ai propri software.
