Un caso di ridisegno della rete

Michele Ronzitti, direttore It di Rhiag, spiega come è arrivato al Lan switching.

In oltre quarant’anni, Rhiag si è affermata come distributore di componenti per auto, veicoli industriali e trattori. Presente su tutto il territorio nazionale, la società conta 17 filiali dirette coordinate dalla sede di Milano e rifornite quotidianamente dai magazzini centrali. 78 le linee di prodotto e 57mila i riferimenti originali, con un volume complessivo di stoccaggio merci di 480.000 mq per un totale di 20 milioni di pezzi movimentati all’anno. Rhiag conta anche su una struttura commerciale che coordina le attività di vendita e assistenza al cliente composta da 90 agenti, dieci service manager e sei operatori del servizio assistenza clienti. In particolare, nell’head quarter lavorano 450 persone su un campus che comprende più palazzine. Il parco macchine è composto da circa 200 desktop, una quarantina di portatili e una ventina di server.


A fronte di un’ulteriore crescita del business e di servizi Web based, Rhiag ha ridisegnato la propria architettura di networking scegliendo tecnologia Lan switching di ultima generazione.


"Inizialmente avevamo una rete FastEthernet 10/100 – spiega Michele Ronzitti, direttore It di Rhiag -, strutturata con sistemi 3Com. Due switch in fibra collegavano le varie entità remote che ospitavano hub da 24/48 porte con una larghezza di banda molto ridotta rispetto alle crescenti richieste prestazionali. A parte i due switch presenti nel Ced, tutto era passivo e la gestione difficile: non esisteva flessibilità, né la possibilità di svolgere attività precise di monitoraggio. I crash erano frequenti, con tempi di intervento lunghi". Un problema era rappresentato dal sovraccarico di linea proprio perché, rispetto alle esigenze crescenti dell’azienda, la banda era ridotta. La rete, infatti, era stata progettata prima dello sviluppo e del potenziamento dei servizi Web based come euro-c@t, il catalogo elettronico dei prodotti Rhiag, o Infonet, l’archivio dei documenti, dei listini e dei servizi stampabili e scaricabili in formato Pdf.


Nel corso del 2002, il management decise di eliminare tutti gli hub e di scegliere una Lan switched based a tecnologia 3Com, potenziando la dorsale (in previsione di un secondo step di sviluppo che avrebbe sposato la tecnologia Xrn), aumentando i parametri relativi alla security e puntando a risolvere le prolematiche di cablaggio relative alla dislocazione delle varie divisioni su più location adiacenti. "Nel piano di analisi, l’esperienza pregressa sui sistemi 3Com è stata un elemento chiave – prosegue Ronzitti -. I sistemi utilizzati, infatti, avevano dimostrato facilità gestionale e affidabilità elevata rispetto alle capacità tecniche di utilizzo. Sono state queste le discriminanti su cui si è orientata la nostra scelta rispetto ad altri competitor oltre, naturalmente, a un discorso di convenienza nel rapporto prezzo/prestazioni e al fatto che 3Com ci aveva sempre assicurato continuità nell’evoluzione dei progetti".


Con la sostituzione degli hub, la società ha introdotto una ventina di dispositivi 3Com 4400, ubicati nelle varie periferie e collegati al Ced. La possibilità di risolvere i conflitti e le interruzioni dei servizi generati da una rete deficitaria rispetto alle richieste effettive dell’organizzazione, ha permesso a Rhiag di soddisfare anche le nuove richieste e, al contempo, di semplificare la gestione dell’infrastruttura perché, come specifica Ronzitti, "il numero di chiamate sulla rete è calato di oltre il 90%. In precedenza, un’applicazione configurata con tempi di risposta più lunghi del previsto metteva in coda i processi, frenando la business continuity. Il nuovo sistema, invece, generando una reportistica aggiornata e puntuale ci consente di intervenire rapidamente e con precisione. Abbiamo, poi, potuto introdurre nuovi criteri di sicurezza proprio in funzione del fatto di avere un controllo evoluto dei client".

Il secondo step


L’upgrade in chiave Xrn ha preso l’avvio nel 2003. "Inizialmente avevamo stabilito un contratto di assistenza di quattro ore con la casamadre – afferma Ronzitti -, ma registriamo circa 10.000 righe di ordini al giorno, fatturando quasi un milione di euro al dì. Per il nostro business tale delta poteva tradursi in una grossa perdita economica, nell’ordine dei 15.000 euro, con un’impatto economico troppo consistente. Per questo motivo abbiamo deciso di passare a un discorso di ridondanza e di security assicurandoci la massima copertura possibile". Rhiag ha, quindi, scelto la nuova release Xrn con cavetto geografico: i due kit Xrn, ovvero 3Com 4060 e 3Com 4009, distribuiti geograficamente su due locazioni differenti e a un centinaio di metri l’uno dall’altro, sono stati posizionati nel Ced e nella sede direzionale. Entrambi hanno un collegamento anche con le 17 filiali distribuite sul territorio in un regime di fault tolerance. Il contratto di assistenza viene sottoscritto in modalità short time.


"Un vantaggio di Xrn – illustra il manager – è che non si tratta di dispositivi in stand by che entrano in gioco in caso di emergenza. Trattandosi di apparati attivi, ci hanno permesso di raddoppiare il traffico tra le dorsali, mantenendo un regime di performance elevato. Oggi possiamo intraprendere qualsiasi evoluzione applicativa aziendale senza problemi di banda. Inoltre, possiamo contare su un monitoraggio costante e dettagliato del flusso dati, salvaguardando gli investimenti e potenziando le logiche di security. Senza contare che in tutto il processo di reingegnerizzazione non abbiamo avuto alcun bisogno di formare figure specifiche per presidiare la nuova realtà: abbiamo aumentato le nostre conoscenze di networking senza necessità di sviluppare skill verticali particolari e dedicati".

Il timing di migrazione


"A parte le difficoltà connesse alla necessità di ricablare la rete in modalità Gigabit, i tempi di migrazione sono stati brevissimi: nell’arco di due pause pranzo i nuovi switch erano tutti in funzione – conclude Ronzitti -. La velocità di installazione si è giocata sulla loro semplicità d’uso che, richiedendo conoscenze poco specialistiche, dal punto di vista tecnico, non ci ha obbligato a effettuare particolari investimenti in risorse umane o a richiedere interventi di supporto esterni".

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