Uml 2.0, «energia pura»

L’Omg ratifica lo standard per il modeling che promette faville, anche se non risolve tutti i problemi di interoperabilità.

24 novembre 2003

Si parla sempre più spesso di Uml 2.0, la nuova versione dello standard Unified Modeling Language appena rafificata dall’Object Management Group.


Recentemente il co-responsabile della task force Analysis e Design, che per l’Omg ha seguito lo sviluppo dell’Uml 2.0, Cris Kobryn (che tra l’altro è Cto di Telelogic) ha detto che è completamente diverso dalla versione 1.0 e ne rappresenta un miglioramento sostanziale. Tanto da non consentire di tornare indietro.


Per esemplificare il concetto, Kobryn ha detto che passare da Uml 2.0 alla versione 1.0 sarebbe come tornare a usare il modem dial up dopo essersi abituati alle connessioni broadband.


L’Uml che, lo ricordiamo, è un linguaggio standard di modeling utilizzato per specificare, costruire, visualizzare e documentare tutti gli elementi di un sistema software, funge da blueprint per sviluppatori singoli e per gruppi di sviluppo, che in tal modo possono uniformare i progetti di lavoro.


In merito, va citato che la vera potenza innovativa di Uml 2.0 sarà la scalabiltà, cioè quel fattore che consentirà di imbarcarsi in grandi progetti software “senza paura”, costruendo larghi team di sviluppo, che potranno lavorare in maniera asincrona.


Insomma, Uml 2.0 vuol dare la possibilità di specificare precisamente i problemi per cui vengono creati i team di sviluppo e di farli affrontare senza più segmentarli in parti, come avveniva con la versione 1.0.


Anche se la release 2.0 non rappresenta la panacea, nel senso che non risolve tutte le tematiche relative all’interoperabilità fra strumenti di sviluppo e modelli, apporta grande flessibilità all’attività di creazione di software per il business.


Ora tocca ai vendor adottarlo e mettere a disposizione degli sviluppatori appositi tool che lo supportino.

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