Ubuntu 8.10 in arrivo il 30 ottobre

Intanto Mark Shuttleworth parla di Canonical e di un business model che non vede profitti prima di un paio di anni.

E’ atteso per giovedì il rilascio da parte di Canonical dell’ultima versione di Ubuntu: la 8.10.

Tra le nuove funzionalità previste dalla nuova distribuzione, il supporto per modem wireless 3G, la possibilità di creare un account guest per l’utilizzo da parte di utenti temporanei, migliore supporto per la virtualizzazione Xen, una console Landscape per la gestione e il deployment del sistema operativo.

In attesa del rilascio, Mark Shuttleworth – fondatore del progetto Ubuntu e CEO di Canonical – ha presentato una serie di riflessioni sul business model adottato. Per Ubuntu non si parla di profitti prima di un paio d’anni.
Attualmente, sostiene Shuttleworth, è quasi impossibile stabilire quanti siano i sistemi Ubuntu Linux installati a livello mondiale. Tuttavia, Shuttleworth ha voluto condivedere la sua stima: 8 milioni di sistemi. “Ubuntu non integra alcuna funzionalità che instaura una comunicazione con Canonical, attraverso la quale sarebbe stato possibile avere un’indicazione precisa del numero delle installazioni operative“, ha precisato Shuttleworth.
Sul versante server, un’indagine IDC risalente allo scorso anno aveva mostrato come il 20% delle grandi aziende statunitensi impiegasse Ubuntu Linux.

Alla domanda se un’azienda, secondo lui, potrebbe raccogliere profitti commercializzando una distribuzione Linux “desktop” Shuttleworth ha così risposto: “no, non ritengo che nessuno possa avere successo facendo una cosa del genere. E credo sia un bene“.
Il modello di business di Canonical, come di altre realtà simili, consiste nell’offrire software aperto, senza richiedere alcun corrispettivo economico, mettendo a disposizione servizi di supporto e di assistenza a pagamento rivolti in particolare all’utenza aziendale. “Il sale della nostra filosofia è proprio quello di non guadagnare sulle versioni desktop del nostro software“, ha aggiunto Shuttleworth che spiega come le software house debbano iniziare a vendere servizi invece che “bit”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome