Twitter non stampa

Il neo-socialismo ridà vigore al ruolo del giornalismo: raccontare e spiegare.

Dopo il terremoto che ha colpito l’Emilia sui social network si è scatenato il socialismo.
Usiamo il termine non nella sua accezione politica, ma per rappresentare quel movimento autoreferenziale che tende a esaltare il ruolo del network sociale.
Molti, infatti, hanno inteso sottolineare, stupefatti e compiaciuti, il fatto che Twitter è stata la piattaforma in cui ci si è orientati a dare e cercare notizie in tempo reale, di prima mano.

Vero, ma per nulla stupefacente.
Quantomeno: se ogni volta che accade qualcosa, sia lieto o tragico, si deve rimanere impressionati dal fatto che su Twitter si trovano, anche, unità informative di tal fatta, delle due l’una (ma anche tutte e due): si perde tempo e ci si è capito poco del social network.

Qualcuno ha chiamato questa ennesima sottolineatura la fiera dell’ovvio.
E tale è.

Il punto sono proprio le cosiddette unità informative, ossia la base del giornalismo.
La base e non la costruzione finita.
Sono elementi che vanno letti, analizzati, scartati, conservati, collegati, tradotti, presentati, se si vuole far capire.

Da soli, insomma, non fanno una storia: non sostituiscono la cosiddetta, vecchia stampa.
La aiutano, semmai, a svolgere la propria funzione.

Che poi si tratti di media fisico o digitale, non importa qui, così come che a compiere il lavoro sia un giornalista di professione, un aspirante tale, un blogger, un comunicatore. Quello che importa è che il lavoro di sintesi e proposizione sia fatto e bene.

Perché serve.
Piaccia o meno, più che mai, adesso serve.

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