Tutte le insidie del project outsourcing

Circa la metà delle aziende affida a terzi la gestione di progetti di Testing & Development. Lo dice una ricerca mondiale condotta da Vanson Bourne.

Oscillano tra “l’ingestibile” e il “totale fallimento” i giudizi espressi da 590 Cio e responsabili It interpellati in merito alla gestione in outsourcing di progetti di Testing & Development in una ricerca mondiale indipendente commissionata da Borland e condotta da Vanson Bourne.

Intervistati tra agosto e settembre di quest’anno, circa la metà dei rispondenti (48%) ha, infatti, dichiarato di affidare a terzi la gestione di progetti di T&D, con addirittura una previsione di crescita dei progetti di outsorcing del 14,5% nei prossimi due anni.
Peccato, è l’ulteriore precisazione giunta dal campione selezionato per lo più in Inghilterra, Francia, Germania, Stati Uniti, Brasile e, in misura minore, in Australia, Nuova Zelanda, Hong Kong e Singapore, che ben il 57% non risulti soddisfatto dall’outsourcing di applicazioni di testing o development effettuato.

Il 31% di questi progetti non si è, infatti, dimostrato all’altezza, per servizio o durata, e il 23% è fallito, mettendo a repentaglio il posto di lavoro di un responsabile dei sistemi informativi su quattro.

L’importanza di saper descrivere e definire i requisiti
Stando ai risultati dell’indagine voluta dalla società di Micro Focus, il 55% degli intervistati avrebbe, inoltre, dichiarato che l’enorme quantità di cambiamenti apportata ai requisiti è stata la vera causa dell’allungamento dei tempi o del fallimento del progetto finale.
Un problema serio, visto che ben il 47% delle aziende richiede modifiche almeno una volta ogni quindici giorni o anche più spesso.

Proprio la definizione dei requisiti viene descritta dal campione di responsabili It impiegati in 433 aziende sulle 590 totali in realtà che occupano tra i mille e gli oltre 3mila dipendenti e sono prevalentemente attive nei settori It & Software, dei servizi finanziari, Retail, distribuzione & trasporti e manifatturiero, come il fattore più rilevante.

Ben l’81% ha, infatti, rivelato di non essere sicuro di saper descrivere in modo chiaro i requisiti del progetto a chi lo condurrà in outsourcing, mentre meno della metà degli interpellati da Vanson Bourne ha dichiarato di utilizzare un software specifico per determinare i requisiti calcolati, nella maggior parte dei casi con semplici fogli di calcolo e documenti di testo.

Vero è che la prospettiva di veder lievitare i costi del progetto a ogni modifica non incoraggia i chief information officer che, ben nel 37% dei casi, hanno affermato di aver la sensazione che i partner utilizzino le modifiche per aumentare le richieste economiche, che giustificherebbe la riluttanza registrata nel determinare con esattezza i requisiti fin dall’inizio del progetto.

Se il rischio è doverci rimettere le mani
Il risultato è che uno sconfortante 84% del campione ha dichiarato che i progetti di Testing & Development in outsourcing ha avuto impatti negativi per l’azienda, mentre addirittura il 98% dei Cio ha ritenuto necessario integrare il progetto in outsourcing con attività interne, dopo la sua conclusione.

Costi e problemi facilmente ovviabili, sostengono non solo dalle parti di Borland, investendo in modo chiaro nella determinazione dei requisiti e nella specifica dei test, fin dalle primissime fasi del progetto, così che il committente possa pianificare più accuratamente, valutando rischi e spese fin da subito.

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