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Troppa burocrazia frena la crescita della media impresa europea

Frenata da requisiti normativi troppo complessi. È la media impresa europea posta sotto la lente di ingrandimento da Coleman Parkes Research per conto di Ricoh Europe in un’indagine condotta lo scorso luglio, e che ha coinvolto un campione di 1.650 realtà di Regno Unito, Irlanda, Francia, Germania, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Polonia, Portogallo, Austria, Ungheria, Svizzera, Russia e Turchia.

Ne viene fuori un quadro in cui a frenare gli ambiziosi obiettivi di crescita della media impresa europea concorrono requisiti normativi complessi e che richiedono ingenti investimenti, segnalati da ben il 38 per cento del campione italiano, rispetto a una media europea di poco superiore al 30 per cento.
Non mancano, poi, difficoltà nell’attirare nuovi talenti e nell’ottenere finanziamenti per nuove tecnologie a supporto della crescita indicate, rispettivamente, dal 24 e dal 31 per cento delle imprese di casa nostra, rispetto a una media europea del 27 per cento.

Come evidenziato in una nota ufficiale da Jyoti Banerjee, cofondatore e direttore insieme a Paul Druckman del M-Institute, organizzazione non-profit inglese focalizzata esclusivamente sulla media impresa europea, le sfide che quest’ultima si trova a fronteggiare sono molto simili, a prescindere dal Paese e dal settore merceologico di riferimento.
Sempre secondo il direttore dell’organismo che rappresenta la media impresa, esistono problemi strutturali che dovranno essere affrontati a livello di singola realtà imprenditoriale nonché di Sistema Paese.

433 miliardi di euro di fatturato potenziale in fumo ogni anno

Intanto, sempre secondo le stime di Coleman Parkes Research, come conseguenza degli ostacoli evidenziati, ogni anno, in tutta Europa, ogni azienda di medie dimensioni registra una perdita potenziale di 5,7 milioni di euro di fatturato, per una perdita complessiva pari a 433 miliardi di euro, pari all’intero PIL annuale del Belgio.

Capitali che sarebbe, invece, utile mettere a frutto, considerato che dalla ricerca emerge che il 38 per cento della media azienda europea sta pianificando di quotarsi in Borsa, mentre il 21 per cento ha in mente di attuare operazioni di fusioni e acquisizioni.

Le priorità della media impresa italiana

Uno sguardo allo spaccato italiano, ci dice, poi, che il 42 per cento del campione interpellato pone tra le priorità di business per i prossimi due anni lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, mentre un ulteriore 38 per cento guarda a innovazione dei processi e utilizzo di tecnologie per guadagnare vantaggio competitivo seguito, a breve distanza (35 per cento), da un’altra fetta di campione tricolore deciso a promuovere investimenti in nuove tecnologie per trasformare il proprio business.

Il ruolo delle tecnologie nel percorso di sviluppo

Vero è che, sempre secondo i dati della ricerca commissionata da Ricoh Europe, il 30 per cento del campione della media azienda indagata deve ancora implementare tecnologie per la digitalizzazione con l’obiettivo specifico di crescere e diventare di grande dimensione.

In ballo, come sottolineato dalla media azienda di casa nostra che ha già implementato tecnologie per la digitalizzazione vi sarebbero un miglioramento del servizio ai clienti, nonché una riduzione dei costi e un’ottimizzazione delle comunicazioni con i clienti.

Come superare la “sindrome del figlio di mezzo”

Motore dell’economia europea le 75 mila imprese di media dimensione conteggiate nel Vecchio Continente soffrono, dunque, della “sindrome del figlio di mezzo”, visto che la maggior parte del supporto Pubblico è rivolto a startup e piccole imprese, mentre le grandi  sono abbastanza solide da badare a loro stesse.

Ricoh_SindromeMa come ribadito da Banerjee: “È importante che le medie aziende raggiungano un traguardo di crescita creando così nuovi posti di lavoro”.
Perché ciò sia possibile serve che la media azienda dia priorità all’innovazione, implementando, ad esempio, fatturazione elettronica e flussi di lavoro automatizzati.
Con o senza supporto da parte degli Enti governativi o dell’industria.

 

 

 

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