Tracciabilità obbligatoria e Rfid ultime sfide per la supply chain

Fra i settori oggi messi maggiormente sotto pressione, c’è senza dubbio quello della logistica. La normativa europea sull’origine e il percorso degli alimenti e l’etichettatura radio arrivano più o meno in simultanea a porre nuovi problemi per i sistemi informativi.

A partire dal 1° gennaio 2005, il regolamento europeo n. 178/2002 impone una tracciabilità generale e completa, senza soluzioni di continuità, per tutti gli attori della catena alimentare "dalla fattoria alla tavola", per cui chiunque vi sia coinvolto è responsabile del proprio anello di appartenenza e deve poter identificare i fornitori a monte e i clienti a valle. Inoltre, è tenuto a dotarsi di sistemi adatti a mettere tali informazioni a disposizione delle autorità sanitarie competenti e deve essere in grado di ricostruire la genealogia dei propri prodotti (origine, componenti, condizioni di produzione, di assemblaggio, di trasporto e di stoccaggio), in modo che, in caso di necessità, possa ritirare dai circuiti di distribuzione e di vendita tutti i lotti non conformi, nel più breve tempo possibile. Su di un altro versante e nel medesimo tempo, alcuni leader internazionali della grande distribuzione stanno proseguendo nell’applicazione dei loro programmi di generalizzazione dell’uso delle etichette a radiofrequenza (Rfid), presso i rispettivi grandi fornitori. È da notare, però, che si tratta di due fenomeni che coincidono temporalmente ma che non sono assolutamente legati direttamente l’uno con l’altro. Infatti, anche se la regolamentazione europea mira innanzi tutto a instaurare un migliore regime di sicurezza alimentare, anche a seguito di alcuni scandali come quello della mucca pazza, produrrà sicuramente effetti positivi in termini di ottimizzazione dei flussi logistici. La tracciabilità europea della catena alimentare, poi, non impone alcuna tecnologia. In pratica, la sua applicazione da parte degli operatori si baserà essenzialmente, almeno in un primo tempo, sul buon vecchio codice a barre, con un collegamento logico tra le quattro fonti d’identificazione disponibile: il codice a barre Ean128 dei pallet o cartoni, i messaggi Edi di avviso di spedizione o di consegna, il codice a barre del prodotto inoltrato e, infine, la sua scheda descrittiva. I programmi di identificazione Rfid di Wal-Mart e di Metro intendono, da parte loro, preparare il dopo-codice a barre. La tracciabilità delle merci non è una novità per la logistica nell’ambito di tutti i settori di attività economica. Infatti, si tratta di una tecnica utilizzata in tutti i depositi degni di questo nome, non fosse altro che ai fini della gestione degli stock e della gestione dei ritardi di trasporto e di consegna, oltre che per accelerare la preparazione degli ordini di spedizione (picking). Attualmente, la difficoltà maggiore consiste nel collegamento tra le imprese che fanno parte di una medesima filiera, tenendo conto dell’eterogeneità dei sistemi informativi e dei diversi formati dei dati utilizzati da ciascun attore.


I nuovi sistemi di codifica Ean (European article numbering) e Sscc (Serial shipping container code), in combinazione con le tecnologie Xml, Wdi e Web-Edi, dovrebbero consentire di affrontare con successo il problema, anche se, a titolo transitorio, bisognerà spesso ricorrere a sistemi manuali. In Europa, gli analisti esprimono un certo ottimismo circa la capacità delle imprese di adeguarsi alle nuove esigenze regolamentari, perché saranno spinte a utilizzare gli strumenti esistenti in funzione delle rispettive esigenze commerciali, anche quelle che tuttora procedono manualmente.

Qualche eccezione in un’offerta stabile


Tutti i sistemi di tracciabilità oggi esistenti sul mercato si basano su un software di gestione dei magazzini (Wms, ovvero Warehouse management system), che opera congiuntamente con il software applicativo di gestione delle consegne/spedizioni del medesimo editore. In linea di principio, si tratta di semplici programmi di interrogazione, in grado di fornire in ogni istante lo stato e la localizzazione di ogni singolo pallet o collo.


Il nuovo regolamento europeo non ha dato luogo, quindi, alla nascita di strumenti dedicati, nuovi in senso stretto. Un’eccezione è costituita da alcuni moduli che, mediante la centralizzazione dei dati in un contesto multisiti e multicanale, consentono di ricostruire la storia industriale completa di un prodotto (data di fabbricazione, numero del lotto, materie prime, identificazione dei diversi attori intervenuti). Quest’ultima funzionalità è dovuta a un motore di diffusione di avvisi multicanale (fax, e-mail, sms e simili), a partire da liste predefinite di responsabili interni o esterni all’impresa. Inoltre, il sistema attiva un’extranet collaborativa, che consente ai responsabili di restare costantemente in contatto fino alla soluzione completa del problema. Infine, c’è chi offre la cosiddetta tracciabilità ravvicinata circa la predisposizione delle merci per lo stoccaggio nei magazzini. In pratica, mediante un calcolo euristico, si determina a priori come ogni singolo lotto di merce debba essere ripartito tra i diversi magazzini.


Sul fronte delle etichette in radiofrequenza, invece, non si rilevano pressioni di regolamentazione. Al momento, in Europa, l’unica spinta viene dal marketing dei fornitori specializzati. Tutte le società della grande distribuzione, senza eccezioni, stanno studiando la questione e avviando sperimentazioni su scala più o meno grande, ma non sembra esistere una vera urgenza in materia. Secondo alcuni osservatori, il ritorno sugli investimenti in sistemi Rfid è meno visibile in Europa rispetto agli Usa, a causa degli investimenti effettuati nel Vecchio Continente a partire dalla fine degli anni 60 nell’ottimizzazione dei sistemi logistici.


Una cosa è sicura: la Rfid non è una tecnologia semplice da mettere in opera e richiede una progettazione specialistica applicativa, specifica caso per caso. Ancora peggio, anche all’interno di un’unica impresa e per il medesimo prodotto, una soluzione non può essere replicata in maniera identica in un altro magazzino, perché ciascun edificio può presentare caratteristiche diverse di riflessione delle onde radio. Inoltre, il posizionamento del tag sul pallet, il cartone o il prodotto dovrà essere ottimizzato in funzione di vincoli specifici. Per quanto riguarda altre caratteristiche dell’oggetto da seguire, come il valore, la scadenza del prodotto e così via, bisognerà scegliere tra tag passivi e attivi (riscrivibili), oltre che tra tecnologie di trasmissione a bassa, alta o altissima frequenza.

Necessario coordinare tutti i processi


L’identificazione Rfid accelererà il flusso operativo nell’ambito dell’anello della catena logistica dove viene applicata, ma potrebbe non risultare complessivamente vantaggiosa se non viene modificato anche il flusso a valle. Infatti, l’etichettatura con lettura in radiofrequenza elimina una serie di attività manuali, per cui obbliga a rivedere l’intero processo di circolazione delle merci, oltre che a riqualificare il personale per nuove mansioni, senza creare perturbazioni aggiuntive. La Rfid modifica tutta l’organizzazione del lavoro e i vari processi interessati, per cui è necessaria una metodologia di studio e applicazione che comprenda test iterativi con i futuri utilizzatori, senza trascurare un’analisi accurata di tutte le problematiche di rigetto. Questo implica un enorme lavoro di consulenza e di parametrizzazione dei sistemi. In aggiunta, si pone il problema della risalita dei dati acquisiti verso i sistemi gestionali e i sistemi informativi esistenti. La Rfid ha la tendenza a moltiplicare il numero di informazioni da trasmettere (30 informazioni per pacchetto, invece di una, precedentemente). Non tutte sono utili per i sistemi decisionali, per cui è necessario attivare un livello di middleware intermedio in grado di filtrarle e presentarle nel modo corretto a questi ultimi. Tutti i grandi editori di software (Ibm, Oracle, Sap, Microsoft, SeeBeyond e altri) hanno recentemente introdotto prodotti mid-dleware Rfid destinati alle rispettive piattaforme applicative. In particolare, Sun punta su di un mid-dleware Java e Jini (per l’autoidentificazione), con lo scopo di interfacciarsi più agevolmente verso tutti i sistemi di lettura del mercato, oltre che verso tutti sistemi informativi esistenti.


Grazie all’emergere di questi middleware, la Rfid non dovrà mettere in discussione le basi applicative installate. Per tutte queste ragioni, i test debbono essere condotti con la massima accuratezza. Prima dell’avvio del nuovo sistema, bisogna prevedere tre tappe: la semplice dimostrazione presso l’aspirante fornitore, il test su di un sito pilota e, infine, un test su grande scala su di un flusso di molte decine di migliaia di tag a radiofrequenza per anno.

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