Tracce di enterprise nel Dna di Microsoft

Nella terza fase di sviluppo della Distributed InterNetworking Architecture spicca Babylon, nome in codice che descrive una tecnologia in grado d iintegrare applicazioni Windows con altre che girano su mainframe o piattaforme legacy.

Anteprime tutte in direzione enterprise hanno caratterizzato il TechEd, la
conferenza annuale degli sviluppatori Microsoft, in corso di svolgimento a
Dallas. In primo piano, soprattutto la tecnologia Babylon (nome in codice),
che si occupa di integrare applicazioni Windows con altre che girano su
mainframe, minicomputer o altre piattaforme di natura legacy. Il prodotti
entrerà in fase di beta test più avanti nell’anno e si propone di elimin
are
i problemi di intercomunicazione che normalmente esistono fra applicativi
nati in differenti ambienti, con differenti formati di dati, messaging e
protocolli. Ci si dovrebbe arrivare attraverso una sorta di traduttore
universale di protocolli e formati.
Questa è la terza fase di sviluppo della cosiddetta Distributed
interNetworking Architecture (Dna), introdotta circa due anni fa, alla
Professional Developers Conference di San Diego. All’epoca, Dna non era
altro che un insieme di promesse, al punto che qualche analista aveva
prontamente tracciato un parallelo con la System Application Architecture
(Saa) di Ibm, introdotta verso la fine degli anni 80 e abbandonata non
molto tempo dopo. Microsoft, tuttavia, sembra aver avuto più successo,
visto che alcuni pezzi del puzzle sono già arrivati e altri lo saranno a
breve, come il supporto degli oggetti Com nei tool di programmazione e
l’atteso rilascio (fine anno) dei servizi Com+ in Windows 2000. A ciò si
aggiunge il fatto che l’emergente standard Xml sarà un formato nativo
virtualmente in tutti i prodotti Microsoft.
La manifestazione texana è stata anche l’occasione per dimostrare come un
programma Windows su architettura Dna possa incontrare le necessità della
crescente domanda dei siti Web. In particolare, è stata esibita
un’applicazione, scritta in Visual Basic, che gestiva l’interazione di
5mila client Web simultanei, mantenendo un tempo di risposta medio di due
secondi per pagina. La base poggiava pesantemente su componenti Com,
costruite in Visual Basic. L’obiettivo di Microsoft era di dismostrare che
il proprio linguaggio non va interpretato solo come ambiente Rad per creare
interfacce attraenti e può reggere l’urto con i vari C, C++ o Java per
gestire pesanti siti Web. In questo contesto, si inserisce il lancio del
Visual Studio Solutions Center, un sito nato per dare agli sviluppatori
informazioni sul design applicativo, suggerimenti sui codici e sul tuning
delle prestazioni per i tool della suite.

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