Torna a correre l’export dei distretti del Centro

Il secondo trimestre 2010 è stato positivo soprattutto per Toscana e Marche. Qualche problema in più per le aree produttive di Abruzzo ed Emilia

I distretti industriali dell’Italia centrale intravedono un po’ di luce in fondo al tunnel della crisi: secondo un’indagine di Intesa San Paolo in Toscana, Emilia-Romagna, Marche e Abruzzo nel secondo trimestre 2010 la ripresa dell’export è stata confortante, anche se comunque le vendite non sono ancora ritornate ai livelli precrisi.

Emilia lontana dalla media italiana
Più nel dettaglio, nel processo di uscita dalla recessione i distretti dell’Emilia Romagna appaiano in ritardo rispetto a quelli delle altre regioni italiane, mostrando un recupero più difficile e lento rispetto alla media distrettuale: il dato trimestrale segna un +4,4% contro il +13,8% della media italiana nel secondo trimestre 2010. Otto distretti della Regione su quattordici evidenziano comunque aumenti a doppia cifra. L’incremento è addirittura superiore al 30% per i mobili imbottiti di Forlì (+31,6%) e l’abbigliamento di Rimini (+31,9%). Si conferma la ripresa delle piastrelle di Sassuolo (+11,9%), primo distretto della regione per volume di export, dopo un biennio difficilissimo. Aumentano con tassi di crescita a due cifre i ciclomotori di Bologna (14,1%), l’alimentare di Parma (+22,6%), e le calzature di Fusignano-Bagnacavallo (+18,1%).

L’Oriente spinge l’export
Chiudono invece in territorio negativo, e in peggioramento rispetto al primo trimestre dell’anno, il biomedicale di Mirandola (-8,9%) e la food machinery di Parma (-3,8%). Ancora in calo, ma a un ritmo meno sostenuto, l’export dei distretti delle macchine utensili di Piacenza (-12,6%), delle calzature di San Mauro Pascoli (-13,9%) e delle macchine per l’imballaggio di Bologna (-0,9%). L’industria emiliana ha confermato il buon andamento delle vendite sui mercati più lontani, che hanno sostenuto l’export nelle fasi più acute della crisi (Cina ed India); spiccano per tassi di crescita sostenuti le esportazioni in Turchia (+53,4%), Hong Kong (+30,5%), Iran (+81,2%) e Sudafrica (+81,2%) a testimonianza della forte internazionalizzazione del sistema distrettuale emiliano.

Corrono le Marche
Numeri più positivi arrivano dai distretti marchigiani, dopo i crolli a due cifre che ancora caratterizzavano l’export delle due regioni fino al trimestre precedente. Lo studio evidenzia un ottimo +24,3%, che ristabilisce anche un differenziale positivo con le performance della media distrettuale italiana. Da segnalare anche il ritorno alla crescita dei flussi di export del distretto delle cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano (Ancona), in calo dalla fine del 2007. Bene anche le calzature di Fermo e la ‘jeans valley’ di Montefeltro, dopo la serie ininterrotta di crolli a due cifre perdurata sino al primo trimestre del 2010.

Abruzzo in sostanziale pareggio
La ripresa è invece più lenta per i distretti d’Abruzzo che, dopo nove trimestri consecutivi di perdite, riescono di fatto a chiudere il secondo trimestre 2010 in sostanziale pareggio sul 2009. I numeri positivi per la Regione arrivano perlopiù dal polo produttivo dell’abbigliamento nord abruzzese, mentre il calo è ancora pronunciato per l’export del mobilio; deboli anche il distretto dell’abbigliamento del Sud Abruzzo e l’area della pasta di Fara san Martino (Chieti). Ad ogni modo sia Marche che Abruzzo sono ancora lontane dai valori dell’export raggiunti prima della fase recessiva: il calcolo delle variazioni tendenziali gennaio-giugno 2010 sul corrispettivo 2008 evidenzia un -29,8% per i distretti delle Marche e un -30,2% per quelli dell’Abruzzo.

Le materie prime trainano la Toscana
Per quanto riguarda la Toscana, le esportazioni dei distretti hanno registrato anche nel secondo trimestre del 2010 un’evoluzione decisamente positiva e superiore a quella sperimentata dalle altre aree produttive italiane: +20,9% la variazione tendenziale, sia rispetto al manifatturiero italiano (+18,9%) che alla media dei distretti italiani (+13,8%). Al traino offerto dai distretti più reattivi (orafo di Arezzo, concia di Santa Croce, pelletteria di Firenze) si sono aggiunti i contributi positivi di quasi tutti gli altri distretti toscani (con la sola eccezione dei mobili di Poggibonsi-Sinalunga). Un contributo significativo è stato offerto dall’incremento dei prezzi che sta interessando a livello globale le materie prime di molti comparti, dalla concia alle fibre tessili (cotone in primis) ai metalli preziosi. Tali aumenti si sono, in parte, riflessi sui valori delle esportazioni di molti distretti della Toscana, in particolare sull’oreficeria di Arezzo (+33,9%), che si è segnalato anche nel secondo trimestre 2010 come uno dei distretti più positivi.

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