Testa di ponte

Tutti fanno ipotesi sul dopo conflitto. Le facciamo anche noi, per quel che ci concerne. Soprattutto perché qui si parla di cose e situazioni già reali. Come quella dell’industria It araba, in particolare giordana

27 marzo 2003 Lo stato guidato da re Abdullah II, paga già lo
scotto, di fronte alla comunità panaraba, di un filo-americanismo ritenuto dai
più, troppo esplicito.
Condizione, questa, non semplicemente odierna, ma che
trova le basi nella politica impostata dal padre di Abdullah, re Hussein, che
non si limitò a sposare un’americana, ma che mandò generazioni di giordani a
formarsi negli Stati Uniti.
Fra i risultati di questa politica sociale c’è
anche l’It.
Esistono, e non da ora, imprese informatiche giordane che
portano il verbo dell’information technology in tutto il mondo arabo,
realizzando i due terzi del proprio fatturato sui mercati del Golfo persico.

La funzione di società come Estarta Solutions, a capitale
misto giordano-americano, è proprio quello di fare da testa di ponte per lo
sviluppo tecnologico dell’area, oltre che per il mercato interno (per il quale,
ricordiamo, esiste anche un progetto di e-procurement finanziato anche dal
Ministero dell’Innovazione italiano).
Interessante è il ruolo di
“middleware” delle società giordane, che impiegano forza lavoro proveniente dai
mercati cinese e indiano, dove il software engineering prospera per motivi sia
qualitativi, sia numerici.
Insomma, si sta aprendo un nuovo fronte.
Ma
di quelli che ci piacciono: di sviluppo tecnologico.

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