Temporary management. Una via che conviene per iniziative mirate

In Italia c’è ancora una certa confusione su questa figura professionale, mentre in alcuni Paesi europei sta registrando un significativo consenso. In ambito It, può esserne consigliato l’utilizzo in caso di ristrutturazioni aziendali o per aiutare le Pmi ad avviare progetti di Erp.

C’è chi lo considera un ripiego per manager in cerca di lavoro, chi una forma particolare di consulenza, chi lo assimila al lavoro interinale. In Italia persiste una certa confusione su quello che è realmente il temporary management, realtà che ormai ha assunto in alcuni paesi europei, come la Gran Bretagna e soprattutto l’Olanda, dimensioni significative: presenza di oltre una ventina di società specializzate in materia, costituzione ufficiale di associazioni di società di servizi di Tm e di temporary manager.


"In Italia il fenomeno si sta progressivamente sviluppando da alcuni anni ci troviamo come la Gran Bretagna 5-6 anni fa – ha affermato Maurizio Quarta, direttore della Divisione Tm di Boyden, durante un incontro organizzato dal Club Ti di Milano -. Il cammino è ancora lungo da percorrere, basti pensare che in Italia operano solo 4 società specializzate sul campo, fra le quali Boyden, mentre in Gran Bretagna il loro numero supera le 25 unità, in un mercato che cresce del 25% all’anno".


Durante l’incontro Quarta ha risposto a una serie di domande.

Cos’è il temporary management?


"È la gestione di un’impresa o di una sua parte, al fine di garantire continuità all’organizzazione, accrescendone le competenze manageriali esistenti e risolvendone al contempo alcuni momenti critici di sviluppo o di crisi. Non è consulenza, né una professione per manager a fine carriera o una soluzione transitoria in attesa di trovare un posto fisso, tantomeno una professione che qualsiasi manager può fare. Serve in particolare una propensione al cambiamento e una capacità di gestire il tempo e le risorse assegnate, oltre a una indubbia capacità relazionale e di gestione dello stress".

In quali settori il temporary management si è maggiormente diffuso?


"Meglio parlare di problemi da risolvere più che di settori, quali il miglioramento dei processi relativi a una attività aziendale, fra le prime la logistica e le vendite, la attuazione di strategie di internazionalizzazione e la diversificazione di prodotti e mercati, progetti di outsourcing, la sostituzione di un manager indisponibile a tempo determinato, la gestione di momenti di criticità nel business e, per venire a voi, il ridisegno di componenti significative del sistema informativo aziendale, come nel caso dei progetti Erp".



Chi può essere interessato al temporary management?


"Innanzitutto un manager con provata esperienza che si identifichi con i valori del temporary management. In generale si possono individuare due tipologie di riferimento, il manager maturo che voglia portare la propria esperienza al servizio di una nuova realtà che lo possa ancora motivare, o il giovane manager che cerchi rilanci di carriera o voglia farsi nuove esperienze in contesti stimolanti. Queste due tipologie richiedono ovviamente soluzioni progettuali e durate di contratto coerenti con la situazione. Per il giovane manager solitamente la durata dei contratti, e il temporary management ha sempre un termine predefinito, è di due tre-anni, mentre per dirigenti più maturi si può parlare di periodi inferiori, anche di alcuni mesi".

Quale è il compenso per il temporary management?


"Il compenso è superiore di almeno un 30% alle retribuzioni del manager a tempo indeterminato equivalente, considerando che il Tm corre un rischio d’impresa personale che il manager tradizionale non ha. Il compenso prevede sempre, oltre a una componente fissa, anche una significativa quota variabile che si può aggirare attorno al 30%. Bisogna, inoltre, considerare che il Tm è generalmente sovradimensionato rispetto all’incarico, al fine di accelerare presa di contatto con il problema e tempi di ottenimento della soluzione".

Quale è di solito l’impatto con il management e con i dipendenti della nuova azienda?


"È un argomento che presenta molte angolature. Per semplicità considererei il management che lo ha proposto, la soluzione, la squadra manageriale e i dipendenti in genere. Di solito chi sceglie una soluzione l’appoggia. Infatti, il temporary manager in genere ha l’appoggio del top management che vede in lui un problem solver. Da valutare con attenzione sono la trasparenza di gestione e il rispetto dei valori etici: guai a un temporary manager che cerchi di radicarsi nell’azienda o, peggio, che persegua propri interessi personali ad esempio nei confronti di clienti o fornitori. Anche la squadra manageriale in genere accetta positivamente la soluzione, soprattutto se essa è dichiarata con chiarezza, vedendo nel temporary manager un alleato professionale e non un concorrente interno. In questo contesto una valenza importante ha la attività di coaching, che di solito è chiesta al temporary manager per allevare il sostituto. L’impatto con gli altri dipendenti dipende dal contesto nel quale il progetto si realizza. In ogni caso se la cosa è gestita alla luce del sole, i dipendenti vedono nel temporary management una soluzione positiva perché leggono nella decisione aziendale un aiuto nei loro confronti e nello stesso tempo una pausa di riflessione prima di prendere decisioni organizzative stabili".


Come vede il mercato del temporary management per l’It?


"Bene a livello potenziale, tuttavia finora i risultati sono ancora limitati. Due anni fa pensavo che vi sarebbe stata una interessante domanda di manager It da parte delle aziende, in particolare le medie imprese industriali, per l’installazione di soluzioni Erp. Ne avevo anche parlato con il management di Sap, che confermava la mie attese, ma i casi di temporary management nell’It sono ancora pochi. Tuttavia, come è avvenuto in Gran Bretagna e in Olanda, è forse solo un problema di tempo e di maturazione delle condizioni. Non va dimenticato, ad esempio, che il temporary management in Gran Bretagna è stato promosso proprio da due società high tech come Ibm e Xerox, come soluzione alle problematiche di ristrutturazione, e dai progetti di privatizzazione delle public utilities. Cito, per fare un esempio italiano, il settore finance finora non interessato dal temporary management. Laddove lo fosse in futuro, il mercato della domanda e offerta di temporary management ne risentirebbe positivamente. Un altro comparto che beneficerebbe di questo approccio potrebbe essere quello delle Pmi, soprattutto per la conduzione di progetti Erp".

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