Tecnologie in e out. Seconda parte

Qualche consiglio riguardo la convenienza ad adottare i nuovi chip. E il futuro sistema operativo di Microsoft

Le prove del passato sono finite e ora c’è ragionevole accordo sul percorso
da intraprendere: microprocessori e quindi sistemi operativi che vedono più
memoria, con estensioni software al sistema esistente. Sul mercato dei
microprocessori abbiamo già visto le estensioni Amd ed Intel verso i 64 bit,
un’innovazione di grande praticità che ha risolto l’impasse
causato da Itanium (che le Pmi devono evitare, a meno di casi particolarissimi).

La potenza aumenta per vari motivi, prevalentemente per la presenza di più
microprocessori, o più chip sulla stessa scheda madre o più chip dentro un unico
scatolino (dual core).
Orbene i pc e i server
delle Pmi sono per lo più inattivi, quindi va benissimo un solo
“core” per volta: qualsiasi soluzione a più di un solo
“core” va teoricamente evitata dalle piccole e medie imprese.


Inoltre non è ancora chiaro cosa avverrà a regime, quando le applicazioni di
media o alta potenza si vedranno interpellate da sistemi con 2, 4 o 8
“core”, che con le regole odierne porterebbe a costi di licenza
decisamente più alti di quella per un solo chip. Ovviamente esistono settori nei
quali l’incremento di potenza su una sola scheda madre è vista come la soluzione
di tutti i problemi. Qualunque situazione collegata all’immagine, dal
fotoritocco al videoediting, dal 2D al 3D, chiede frequentemente una
potenza di picco spaventosa
, la cui assenza si traduce in tempo perso
da parte del costosissimo professionista all’opera. In quei casi, quindi, un bel
sistema biprocessore con chip a doppio core, magari con tecnologia
hyperthreading, porterebbe ad avere 8 thread paralleli sulla stessa scheda, con
un incremento di potenza decisamente elevato con quei software che gestiscono
tutto questo silicio.


Passando al software c’è Longhorn, il futuro Windows. Sarà
necessario migrare subito, già dal primo rilascio o magari dalle pre-release?
La risposta è no, ovviamente: le modifiche sono tali che solo
una divisione Ict può fare il salto tutto d’un fiato. Microsoft questo lo sa, ed
ha reso il progetto modulare su più componenti: tre di loro (WinFS, Avalon e
Indigo) saranno racchiuse nel progetto Longhorn, mentre la sicurezza di
Palladium sarà vista come ulteriore aggiunta. Le quattro componenti saranno
disponibili anche separatamente, anche come upgrade a Xp o a Windows Server
2003. In questo modo Microsoft elimina il panico da migrazione,
che potrebbe sia bloccare il mercato in assoluto, sia farlo pendere almeno
parzialmente verso Sun Solaris, Apple Os-X o Linux, tutte alternative oggi
percorribili.

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