Tanta voglia di valley. Il distretto “alla californiana”

Tutta Italia, isole comprese, tenta di ispirarsi alla Silicon Valley per raggruppare le imprese tecnologiche. Gli esempi di Liguria, Sardegna, Sicilia e Toscana. Gli scopi: creare consapevolezza e identità per fare da volano al mercato. La difficoltà: il confronto con il contesto globale.

 


 


Toscana, Sicilia, Liguria, Sardegna. Semplicemente regioni? No, anche "valley", all’americana. I distretti tecnologici nazionali, forse giustamente, per stare al passo con il mercato, si mettono addosso una veste che questo gradisce, quella del contesto gestito, del consorzio virtuale. Si prova, dunque, a fare gruppo, per essere più forti nei confronti del mercato, ognuno rispettoso del collega-rivale di mercato, ma anche del proprio expertise tecnologico.

It dove il "bel sì" suona


Si sente parlare di Arno Valley, con il territorio pisano che fa da collettore di esperienze. Come quelle delle bandiere dell’It alla toscana Cdc e Tecnodiffusione, che in tempi ormai remoti (e dieci anni nell’It lo sono) hanno cominciato a operare per la diffusione del verbo informatico a tappeto. E la Toscana sembra essere anche un buon terreno di coltura per l’aspetto della gestione dati. Terra di Erp, per la Pmi, come testimoniano DelptaPhi, Pluribus e SeSa, produttori di gestionali, spesso verticali, entrati nella sfera di Big Blue. Ma anche terra di ricerca high-tech con afflati concreti. Sempre a Pisa, attorno a quel centro di competenze che è il Cnr, sono nate imprese come List e Yana Research.


La prima, ormai diventata un gruppo, si occupa di sviluppare software per i mercati finanziari (connotazione identica a quella di altre imprese di altri distretti tecnologici), con speciale riguardo per il trading on line (mediante la soluzione FastTrack), adottati da oltre 50 banche di interesse nazionale e internazionale, da Mps a Abn, da San Paolo Imi a Morgan Stanley. Yana Research, società del gruppo OmegaCube, sviluppa sistemi di intelligenza artificiale e di elaborazione del linguaggio naturale. Ma una "valley" che si rispetti è fatta anche da aziende sconosciute, che nell’insieme fanno massa critica. Nell’Arno valley community ne sono state censite oltre 1.700 che operano nell’Ict, con predominanza nel software e servizi (60%) e meno nell’hardware (10%). Buona anche la presenza di Web agency, per metà si rivolgono al contesto provinciale, e solo il 2,5% riesce a sfondare all’estero.

Un "vulcano" di idee


E dalla Toscana alla Sicilia il passo è breve. Almeno, così la pensano gli ideatori del gemellaggio fra la Arno valley e la Etna valley. Una comunità di intenti fatta da portali che adottano la medesima metodica per collegare le aziende costituenti i distretti in un indotto di relazioni virtuali, utile allo scambio di informazioni e servizi di reciproca utilità. Gli operatori tecnologici del catanese sono monitorati dall’ente no profit Issrf (Istituto Siciliano Studi Ricerche e Formazione), in collaborazione con l’incubatore Global Communication e la media agency Solacria. Alle pendici dell’Etna, insomma, non ci sono solo la realtà produttiva di St Microelectronics, o il Mobile Technology Center di Ibm per lo sviluppo di soluzioni di wireless e-business, ma anche un humus fatto di piccole aziende che guardano esclusivamente alla net economy. Un tessuto differente, quindi, da quello lombardo, dove agisce il fattore riconversione industriale. Qui l’industria è da creare, ed è solo terziaria, orientata ai servizi Web.


Differente, quindi, da quella che anima il distretto tecnologico ligure, che più che con una "valley", si identifica con una costa. Il Dixet, questo il nome dell’associazione che da Genova racchiude le oltre 100 imprese liguri operanti nell’elettronica e nelle tecnologie avanzate, vuole infatti tendere un elastico che parte dal distretto di Pisa e arriva fino al polo tecnologico della Cote d’Azur, cioè Sophia Antipolis. Il progetto, che si chiama Mecotech (Mediterranean Cost of High Technology), è partito lo scorso anno con la volontà di diffondere le best practice utili a favorire l’incontro fra le Pmi e l’e-business. Al contrario dei casi toscano e siciliano, comprende, dato il tessuto socio-economico della regione, anche il recupero e la trasformazione di aree dismesse per l’insediamento di imprese high tech, che sappiano esaltare le già avviate esperienze del comparto Erp, come Microarea, Edisoftware o Computer Inside (quella del gestionale opensource, Mosaico).

L’isola all’avanguardia


Ancor più differente è la situazione della Sardegna. Vuoi perché trattasi di isola, vuoi perché il terreno per la tecnologia pare essere stato già ben seminato e i frutti cominciano a vedersi copiosi. Merito, senza dubbio del Consorzio 21, che trae il proprio nome dalla legge regionale n°21 del 1985, nato per fornire servizi tecnologici alle imprese e per creare e gestire il parco scientifico e tecnologico sardo, Polaris. Il polo ha quattro sedi: Sassari-Alghero, dove c’è anche un centro di biotecnologie applicate, Nuoro, sede tra l’altro di un incubatore d’imprese, Oristano, dedicato al tessile e Cagliari, dove oltre alla sede centrale opera una Internet farm a Pula, nella quale si lavora a progetti come la realizzazione di un software, ScuoLavoro, di datawarehousing su dati legati al mondo della formazione, o la Video Internet Machine, in collaborazione con Leaderchip Industriale, un sistema per l’accesso sicuro a servizi di pagamento via Web.


Sarà la presenza del polo cagliaritano, ma l’isola è fucina di notevoli attività tecnologiche, che vedono dominare quelle di system integration, con attori come Krenesiel (del gruppo Finsiel), Multivac Software, Ollsys Computers, Saras Lab (del gruppo Moratti), Softlab Due (del gruppo Engineering) e Teleco. Ovviamente, Tiscali rappresenta il ponte verso l’integrazione delle tecnologie Internet in azienda e non, e ha senza dubbio fatto da prodromo al nascere di Web agency come A4w e Zona Net, di comunità online come Cad 3d.it, di società all’avanguardia tecnologica, come Abbeynet, votata al Voice over Ip.

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