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Svolta immediata per Sam Altman: estromesso da OpenAI, entra in Microsoft dalla porta principale

Grandissimo fermento attorno ad OpenAI e ad uno dei suoi fondatori ed precedente CEO, Sam Altam: nel giro di pochissimi giorni, Altman passa dalla sfiducia del CDA di OpenAI all’assunzione in Microsoft, con tanto di investitura da parte di Satya Nadella in persona.

In un post su X, il CEO di Microsoft Satya Nadella ha riaffermato la ferma volontà della società di proseguire la proficua collaborazione con OpenAI (in cui, ad oggi, Microsoft ha investito circa 13 miliardi di dollari).  Un’affermazione attesa e prevedibile.

Meno prevedibile la seconda parte del messaggio di Nadella: «Siamo estremamente entusiasti di condividere la notizia che Sam Altman e Greg Brockman, insieme ai loro colleghi, si uniranno a Microsoft per guidare un nuovo team di ricerca sull’intelligenza artificiale avanzata. Non vediamo l’ora di muoverci rapidamente per fornire loro le risorse necessarie per il loro successo.»

Lo stesso Sam Altman ha rilanciato il messaggio di Nadella, dicendosi pronto a continuare il proprio lavoro:

Anche Greg Brockman si è unito ad Altman, dichiarando tutto il suo entusiasmo verso la nuova avventura in Microsoft.

 

Lato OpenAI, non si è perso tempo nella nomina di un successore: come svelato da The Information, è Emmett Shear il nuovo CEO, in sostituzione di Sam Altman. Shear è stato co-fondatore e CEO di Twich, e ora sarà il CEO ad interim di OpenAI.

Le domande sul terreno sono ancora moltissime, e in larga parte non avranno risposte nell’immediato. Ad esempio, quanti degli sviluppatori di OpenAI seguiranno Altman nella sua nuova esperienza in Microsoft? E quanto questo influenzerà i rapporti fra le due società? Lo ripetiamo, i 13 miliardi di dollari investiti da Microsoft in OpenAI sono una cifra importante; difficile pensare che Nadella e il suo management vogliano indebolire eccessivamente OpenAI drenandone sviluppatori, che sono di fatto l’asset più importante in mano ad OpenAI stessa. Quel che è certo è che, per Altman, si tratta di uno dei periodi di “disoccupazione” più brevi di sempre.

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