Sviluppo: .Net batte WebSphere?

Visual Studio si comporterebbe molto meglio dei tool J2EE di Ibm nella costruzione di un’applicazione Web. Lo dice uno studio pagato da Microsoft.

4 ottobre 2004

Secondo un recente studio condotto da The Middleware Company, sussidiaria di Veritas e patrocinatrice della comunità di sviluppatori TheServerSide, Microsoft Visual Studio .Net si comporterebbe decisamente meglio della piattaforma J2EE Ibm WebSphere Studio nello sviluppo di applicazioni Web business.


L’indagine (va detto subito, nata con il patrocinio di Microsoft) ha coinvolto due squadre di sviluppatori, con simile esperienza nei rispettivi ambiti, che si sono messe al lavoro per realizzare un software di gestione degli ordini.


Il team dedicato a J2EE ha utilizzato i tool Ibm Rational Rapid Developer e WebSphere Studio Application Developer su sistema operativo Red Hat Enterprise Linux As 2.1. Gli esperti .Net, invece, hanno sfruttato Visual Studio su piattaforma Windows Server 2003.


Scopo della prova era verificare quale dei due framework si comportasse meglio in questi ambiti: produttività, configuratione e tuning, prestazioni, affidabilità.


Il test ha mostrato che le caratteristiche integrate di runtime dell’ambiente .Net hanno consentito al team dedicato alla piattaforma Microsoft di evitare una buona dose di rompicapi, grazie alla pronta disponibilità di funzionalità di Web server, session e message server e di load balancing.


Il team WebSphere, invece, avrebbe perso parecchio tempo nella fase di installazione del software per poter procedere a un test delle funzioni di base. A questi disagi si sarebbero aggiunte le difficoltà nel configurare correttamente Linux sul server principale, per aggiustare i bug e aggiungere le necesarie patch. In sostanza, per risolvere i problemi di installazione e configurazione, gli esperti WebSphere avrebbero impiegato ben 71 giorni, contro i 24 del team .Net.


Quanto alle prestazioni, entrambe le piattaforme si sarebbero comportate in maniera soddisfacente, pur facendo registrare un punteggio di 3 a 1 a favore di Microsoft nei quattro test condotti.


Nel campo dell’affidabilità, infine, avrebbe stravinto l’ambiente sviluppato con Net: i tool di Ibm non sarebbero per esempio stati in grado ricorrere a un secondo server sul network a seguito dello shutdown del primo.


Questo è quanto. Prima di trarre conclusioni definitive, comunque, è bene non solo ricordare chi sta dietro dietro le quinte dello studio, ma anche il fatto che per condurre una prova ad armi pari si sarebbe dovuto utilizzare il medesimo sistema operativo. Non si sa se Ibm ne sarebbe uscita meglio.

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