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Surf The Change Tour: anche Napoli vira verso il digitale

Napoli si è scoperta più pronta al digitale di quanto si potesse pensare. E lo ha fatto su vari piani di coinvolgimento dall’impresa al professionista.

Città, infatti, di grande tradizione professionale, patria di grandi fiscalisti, Napoli ha risposto alla chiamata del Surf The Change Tour con oltre 200 persone, che hanno affollato la sala dell’Hotel Excelsior per un pomeriggio dedicato alla trasformazione digitale organizzato da TeamSystem.

Professionisti e imprenditori sono stati confrontati con tematiche comuni all’ambito industriale e professionale: dematerializzazione, fatturazione digitale, processi aziendali che cambiano. In questo la catena del valore parte dalle incombennze quotidiane e arriva sino al concetto più complesso di produzione.

Sono stati netti, e in quanto tali recepiti, i richiami che Andrea Cortellazzo di Menocarta ha fatto ai singoli professionisti ad avere un’impronta netta e responsabile verso il digitale, nei propri confronti e nei confronti dei propri clienti, che poi sono le aziende, ossia il complemento a uno della trasformazione digitale. Essere digitali quando la fattura elettronica, per legge, andrà a regime di obbligatorietà nel giro di pochi mesi, non è più una scelta, ma un richiamo di responsabilità.

Luca Veneziano di Teamsystem ha fatto capire con esempi che si percepisce una necessità diffusa di digitalizzazione, in conseguenza di fattori esogeni, nell’ambito economico, ma anche sociale. Studio professionale, nuove partite Iva, nuove e vecchie piccole imprese hanno oggi tutti gli strumenti per essere digitali da subito. Un passo alla volta, ma da subito, grazie al cloud.

Un cloud sicuro innanzitutto, come ha spiegato Gabriele Castellani di Microsoft. L’evoluzione digitale del cloud, oltretutto, consente di arrivare sia a tecnologie altrimenti non accessibili, come l’intelligenza artificiale per l’analisi predittiva del dato. Il fatto è che nel cloud il dato è sicuro perché nei datacenter di Microsoft ci sono tecnologie di protezione che un’azienda da sola non potrebbe permettersi.

L’imprenditore e il professionista hanno a disposizione oggi tutti gli strumenti per finanziare la propria trasformazione digitale che secondo Vilma Mazzocco di Sida vanno messi a sistema, creando una relazione a tre, con l’advisor tecnologico (TeamSysttem) e quello finanziario (Sisa, appunto) creando un piano strutturale a medio termine. L’accesso ai fondi europei è a disposizione di tutte le imprese italiane, che quasi proverbialmente non vi fanno ricorso (solamente il 4%: troppo poche). Per di più, per l’accesso ai Fesr il professionista è stato equiparato alla microimpresa. Quindi non ci sono limitazioni nè concettuali, nìè tecnico pratiche.

Giuseppe Sasso di Leonardo, che è partner di TeamSystem in ambito di Industria 4.0 ha fatto capire al pubblico di Napoli che non si deve più parlare di prodotto, ma di una progettualità di lungo periodo, che si implementa con strumenti, come l’analisi predittiva, che consentono di realizzare quella responsabilità di filiera che occorre per fare industria 4.0 (siamo tutti parte di una rete di comunicazione), e con l’Internet of Things, che consente di mettere sensori ovunque per aumentare la nostra consapevolezza di cosa è e fa l’azienda.

Pierluigi Ferrari di Teamsystem si è rivolto alle aziende del manufacturing, puntando diritto sui dati e sul software necessario per gestirli. Avere un nuovo macchinario congruente con il piano Industria 4.0 conta poco. Serve piuttosto avere un’idea di impresa 4.0 completa, totalmente digitale perché è solo così che può garantirsi la profittabilità nel futuro.

 

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