Sun: «Date Java a chi sviluppa e vi libererà il mondo»

Come fece Microsoft in occasione del lancio di VisualStudio.Net, Sun ha reso omaggio, durante la JavaOne, alla comunità mondiale degli sviluppatori, riaffermandone il potere di indirizzo. I nuovi pilastri sono l’open source, Xml, J2Me, i Web service J2Ee e il peer-to-peer di Jxta.

La JavaOne, il principale appuntamento mondiale per sviluppatori Java organizzato da Sun Microsystems, anche quest’anno è stata ricca di annunci importanti e di novità tecnologiche. A differenza delle scorse edizioni però, quest’anno la conferenza è tornata a essere rivolta principalmente agli sviluppatori, la vera forza trainante del linguaggio Java.


Buona parte delle tecnologie legate al mondo Java, infatti, è definita attraverso un procedimento collettivo nato nel 1998 e chiamato Jcp (Java community process) che viene utilizzato per proporre e definire degli standard tecnologici. Nel 2000, il programma Jcp è passato alla realease 2.0, con più di 350 membri (esterni a Sun Microsystems) e ha ricevuto più di 100 Jsr (Java specification request), documenti che propongono lo sviluppo di nuove specifiche o revisioni significative di tecnologie già esistenti.


Un Jsr comprende specifiche, implementazioni di riferimento e kit di compatibilità tecnologica (i cosiddetti test kit) per valutare le implementazioni prodotte. Il ciclo di vita di un Jsr prevede quattro livelli di revisione: Jsr, ovvero la proposta in sé, la revisione a livello di comunità, la revisione a livello pubblico e la manutenzione. In ognuno di questi livelli chiunque può intervenire per esprimere la propria opinione che, se accettata dalla comunità, contribuisce a modificare la tecnologia.


In questo senso sono molto importanti gli annunci fatti alla JavaOne da Jason Hunter, vice president del Jcp per l’Apache Software Foundation e che riguardano alcune novità molto attese dalla comunità di sviluppatori Java open source. D’ora in avanti gli sviluppatori saranno liberi di implementare la tecnologia Java come open source; gli esponenti del Jcp per le specifiche delle nuove tecnologie potranno rilasciarne implementazioni e test kit come open source; il processo di creazione delle specifiche Java sarà reso più pubblico e, infine, Sun metterà a disposizione gratuitamente i test kit per la comunità open source, no profit e accademica (inoltre, darà anche supporto gratuito per l’esecuzione dei test kit). "Grazie a questi accordi – ha commentato Hunter – Sun si avvicina ancor più al mondo open source e questo darà luogo a una maggiore diffusione della tecnologia Java".

Il futuro del linguaggio


La visione di Sun del futuro di Java è decisamente orientata alla penetrazione del linguaggio nel mondo dei dispositivi mobili e un grosso sforzo è stato dedicato alla definizione degli standard per l’utilizzo di Java per cellulari, Pda e laptop. Sono già disponibili in commercio apparecchi (soprattutto cellulari e palmari), che utilizzano una Jvm (Java virtual machine) di piccole dimensioni su cui far girare del software scritto in Java.


Il messaggio lanciato da Sun agli sviluppatori è stato molto chiaro: dedicatevi allo sviluppo su piattaforma J2Me (Java 2 Micro edition, la versione di Java per dispositivi dalla limitata capacità di memorizzazione ed elaborazione) perché le opportunità di business sono grandi e tenderanno a crescere sempre più.


A riprova di questa intenzione, è stato annunciato il supporto dei Web service e della tecnologia Jxta per la piattaforma J2Me attraverso nuovi framework sviluppati ad hoc tenendo conto delle limitazioni dei nuovi dispositivi per quanto riguarda l’utilizzo di risorse quali la memoria, la capacità di elaborazione e l’ampiezza di banda per le connessioni.

Sun fra i Web service…


I Web service sono una realtà consolidata dal punto di vista tecnologico e presto lo saranno anche dal punto di vista commerciale. Secondo Bill Roth, marketing manager per Sun One, tra un anno circa ci sarà un gran numero di servizi sviluppati e pronti per esseri offerti sul mercato. La fase successiva, che durerà circa un anno e mezzo, vedrà l’integrazione di questi servizi all’interno di registri privati accessibili attraverso partner fidati. L’ultima fase, sulla quale Roth non si sbilancia in previsioni di carattere cronologico, vedrà il fiorire di federazioni per la registrazione di servizi che interagiscono fra di loro basandosi su un meccanismo di fiducia reciproca. Che Sun, come il resto del mercato peraltro, creda molto nei Web service è dimostrato anche dalla rapidità con cui ha messo insieme un pacchetto per sviluppatori (Java Web Services Developer Pack) per realizzare soluzioni basate su Web service. Le intenzioni originarie erano di includerlo nella prossima release della piattaforma J2Ee (Java 2 Enterprise edition) prevista fra un anno circa, ma l’importanza di questa nuova tecnologia ha spinto Sun ad anticipare i tempi e rilasciare un pacchetto stand alone per cominciare a diffonderla e renderla al più presto uno standard di interoperatività via Web.

… e il peer-to-peer


Alla JavaOne è avvenuta anche la definitiva consacrazione della tecnologia Jxta, la piattaforma targata Sun per la comunciazione in ambienti distribuiti (architettura peer-to-peer).


A un livello di astrazione molto alto, Jxta è semplicemente un insieme di protocolli, dove ogni protocollo è definito da uno o più messaggi scambiati tra i partecipanti; ogni messaggio ha un formato predefinito e può includere svariati campi.


Questi protocolli attualmente sono sei e si occupano di recuperare informazioni sui nodi, interrogarne altri per la ricerca di ulteriori, capire quali servizi offra un nodo e in quale stato (computazionale) sia, richiedere l’appartenenza a un gruppo fornendo delle credenziali (con tutti gli aspetti di security che questo comporta), inoltrare i messaggi ricevuti e richiedere informazioni per l’instradamento dei messaggi. Tutti questi protocolli, va da sé, si basano sull’Xml per la formattazione dei dati.


Ciò che la piattaforma definisce, quindi, è semplicemente come debba avvenire la comunicazione fra nodi, senza dare indicazioni implementative di alcun genere, linguaggio di sviluppo compreso. In molti pensano che l’architettura peer-to-peer sia intrinsecamente legata alla violazione delle leggi sul diritto d’autore, partendo da esempi famosi quali Napster fino ad arrivare alla rete Gnutella.


Secondo Juan Carlos Soto, product marketing group manager per il progetto Jxta, invece, esistono tante applicazioni che non violano alcuna legge, riferendosi soprattutto a tutte le applicazioni di instant messaging. Inoltre, tutte le attuali polemiche legate all’architettura peer-to-peer quale veicolo di diffusione illegale di materiale protetto da copyright, sono destinate a esaurirsi nel momento in cui verranno definite delle politiche più moderne per la fruizione del materiale digitale per via elettronica.


Sun si dichiara ovviamente contro ogni forma di violazione del copyright e auspica che l’adozione di queste nuove politiche di fruizione si diffonda al più presto per consentire lo sviluppo di nuovi modelli di business.

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