Stanca: “L’It deve recuperare un ritardo culturale”

“La svolta digitale” di Paolo Moro e Roberto Pesenti edito dalla Sperling & Kupfer. Una analisi di 750 imprese start up della net economy e uno scenario dei modelli di sviluppo per imprese dell’alta tecnologia

Per quanto tempo ancora si dovrà sentir dire che l’Italia è in ritardo rispetto agli Stati Uniti o rispetto ad altri Paesi europei? Secondo il Ministro dell’innovazione Lucio Stanca il problema prima ancora che nelle infrastrutture e nelle tecnologie è nella cultura imprenditoriale verso l’alta tecnologia. “Esiste un ritardo culturale – denuncia – che contribuisce a frenare lo sviluppo a livello di infrastrutture, di nuove tecnologie, di servizi innovativi”. La denuncia nasce in un contesto particolarmente significativo: la presentazione del libro di Paolo Moro e Roberto Pesenti: “La svolta digitale” edito da Sperling & Kupfer, un testo che nasce per l’appunto dallo studio del fenomeno Internet condotto e realizzato da due autori che stanno vivendo dal di dentro questa esperienza. Paolo Moro è infatti amministratore delegato di Speed@Egg acceleratore di imprese ad alta tecnologia. Roberto Pesenti è invece portavoce del ministro dell’istruzione Letizia Moratti. E il libro nasce dalla ricerca effettuata su 700 imprenditori che hanno deciso di lanciarsi nel mondo della net economy con una start up e si sono affidati a Speed@Egg. Da questa analisi esce un profilo della Rete certamente sofferente per le crisi finanziarie e della Borsa ma ancora assolutamente centrale come centro di sviluppo delle imprese italiane in particolare delle Pmi. Come avrete notato si è usata, spesso, l’espressione Net economy mentre si evita l’espressione New economy ed è lo stesso ministro dell’Innovazione Lucio Stanca a sottolineare questo passaggio: “New economy era un termine inappropriato che ha collocato le imprese tradizionali nella categoria della Old economy. Ma il fenomeno Internet non ha prodotto una Nuova Economia al contrario si è identificata in una enorme ragnatela di nuove realtà di imprese che hanno come fattore comune la Rete e dunque di net economy si deve parlare”. Ma disquisizioni terminologiche a parte il libro affronta anche il tema caldo della crisi e propone una sua chiave di lettura.
La risposta arriva già dal sottotitolo che è stato evidentemente scritto immergendo la penna nell’ottimismo: “Verso la rinascita della Net economy”. Paolo Moro non nasconde che la prima fase della Net economy ha dato vita a un periodo irripetibile, straordinario e ricchissimo di idee ma anche di eccessi, ora arriva il momento della razionalizzazione, ma non della recessione, della misura ma non della negazione delle idee. “Anche se è adesso oggettivamente più difficile accedere al capitale di rischio e trovare ascolto presso gli istituti finanziari. Ma è una questione di metodo e, appunto, di cultura. La nuova fase non vedrà diminuire il numero degli imprenditori o delle idee che possono e devono diventare realtà imprenditoriali. Certamente il cammino di queste imprese verso la realizzazione del loro progetto non sarà più accelerato da fenomeni distorti come l’entusiasmo verso tutto ciò che fa riferimento a Internet ma dovrà rispettare i canoni dell’economia, vecchia o nuova che dir si voglia e dovrà farlo appoggiandosi magari a quelle strutture che sanno governare il nuovo della tecnologia e delle imprese rispettando nello stesso tempo le regole dell’economia”.
Anche le ombre che sembrano addensarsi sul venture capital si diraderanno probabilmente presto. “Gli eccessi dei mesi scorsi – conclude Moro – hanno creato qualche distorsione e hanno frenato la propensione al rischio ma l’offerta di venture capital non è destinata a diminuire quanto ad essere ridefinifita anche in questo caso secondo nuove regole”.

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