Sotto la nuvola niente

Improvvisamente questo termine appare dappertutto, spesso senza altra spiegazione, come a dire che basta da sé. Ma tutto equivale a niente. Alcuni consigli su come leggere eventi ed articoli (compreso questo).

Sembra che la promozione del cloud computing in Italia abbia raggiunto un suo primo punto di flesso. Dopo un anno scarso di incubazione, infatti, ormai tutto sembra essere cloud. Nel solo mese di marzo, si sono registrate alcune grandi chiamate alle armi (a Milano) e qualche altro evento di arruolamento all’armata della nuvola in altre città.
Da una analisi delle loro promozioni e programmi possono essere fatte alcune osservazioni generali; da queste si possono desumere alcuni consigli. Presuntuosamente provo a proporre i miei.
Osservazione: l’approccio italiano all’informazione è generalmente privo di sostanza, conformista e provinciale. Questa regola vale anche per il cloud.
Oggi come oggi si dovrebbe insistere sulla contrattualistica, sui risvolti internazionali (legislazioni e standard bodies), sulla formazione dei manager responsabili dell’Ict e sulla coesistenza con l’on premise, con grande enfasi sugli early adopters.
Invece ci si pone dietro il paravento di analisi di mercato, generalmente ben fatte, ma che in questa fase lasciano il tempo che trovano. Capisco la necessità di partire da una panoramica con approccio top-down, ma credo oggi si dovrebbe accettare il rischio di proporre una chiave di lettura magari non assoluta ma che segua un percorso, a cura dell’organizzazione dell’evento. I casi di studio, quando ci sono, sono pochi e del tutto scollacciati, e in nessun modo riescono a dare quella visione bottom-up che coinvolge l’uditorio più ampio.
Disclaimer: di tanto in tanto, io stesso vengo coinvolto a vario titolo nell’organizzazione di eventi dedicati all’argomento, quindi i miei pensieri sono contemporaneamente avvalorati dai dietro le quinte ma svalutati dall’esperienza reale che inquina la teoria pura.

Fare la tara agli eventi
Gli organizzatori di eventi, quali essi siano, devono proporre un’idea forte sulla quale impostare il lavoro. L’idea forte può essere “quello che dice un grande analista”, ma solo se il mercato è maturo e gli scostamenti sono ridotti, quindi oggi no. E se i casi di studio sono pochi, la panoramica sarà comunque deludente.
Anche aprile è talmente denso di eventi sul cloud da far venire la nausea. Ai frequentatori di eventi posso consigliare di non fermarsi al titolo, che tanto difficilmente si scosta da Cloud + ambientazione (geografica più culturale), e di guardare il programma.
Un altro consiglio è di fare attenzione agli eventi che titolano sulla sicurezza nel cloud e poi nel programma hanno sì e no due momenti dedicati, tra tanti altri. Questo è un argomento specializzato che non può servire come specchietto per le allodole, per richiamare gli inesperti con un titolo che spaventa per coprire un programma scarso. Va benissimo parlare di cloud security, ma non va bene usarlo come falso progetto: meglio allora fare un evento interamente o quasi dedicato all’argomento.
Mi piace molto che il cloud abbia riportato negli eventi Ict i piccoli investimenti necessari a renderli più spettacolari, ovvero riportando in sala dei comici di professione. S’è visto con Ale e Franz agli incontri di CA, con Gene Gnocchi da Idc e in alcune altre circostanza. Chi c’era ricorda che questa tendenza è stata forte per tutti gli anni ’90, poi dimenticata per motivi sinceramente ineffabili.

Fare la tara agli articoli
E per quanto riguarda gli articoli e le presentazioni tecniche, leggeteli con attenzione. Se non vi convincono, provate a fare usare un piccolo trucco che uso io: non è assoluto, ma divertentissimo. Sostituite “cloud computing” con “client/server”: se non trovate nulla di strano, l’articolo non è buono.
Anche questo è un trucco degli anni ‘90: prendevo gli articoli d’Ict dell’epoca e al posto di “computer” mettevo “automobile”, al posto di “motore” mettevo “microprocessore” e qualche altra cosa. Generalmente uscivano cose divertenti: d’altronde i computer, che computer non sono (lo era Eniac), li chiamavamo “macchine” mentre sono elettroniche digitali. Corsi, ricorsi e bandepassanti si alternano nella storia, a cicli brevi e anche più lunghi.

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