Sommersi sotto 4.700 Petabyte di dati

Questo è l’ammontare delle informazioni prodotte in Italia nel 2006. Fra 3 anni si arriverà a 32.000 PB. I risultati di un’indagine Idc commissionata da Emc

Per sondare la mole di informazioni che vengono create ogni anno dagli utenti,
lo specialista di gestione delle informazioni Emc ha incaricato Idc di valutarne
l’evoluzione nel futuro più prossimo.

«Nel 2006 – esordisce Nino D’Auria, amministratore delegato
di Emc Italia – sono stati creati o replicati 161 exabyte, ovvero miliardi
di gigabyte di informazioni digitali. Entro il 2010, questo volume aumenterà
di sei volte, superando i 988 exabyte, con una crescita media annua del 57%.
E se è vero che il 70% delle informazioni è generata da singoli
individui, è parimenti vero che l’85% di queste sarà gestito da
organizzazioni per motivi di privacy, conformità, sicurezza, disponibilità
o reperibilità
».

I dati forniti da Idc, sulla base delle proiezioni dell’utilizzo sempre più
massiccio di telefoni di ultima generazione e Mms, fotocamere e telecamere digitali,
lasciano sbalorditi. «Nel 1196 c’erano 48 milioni di navigatori su
Internet
– prosegue il manager -, nel 2006 erano 1,1 miliardi e nel
2010 saranno 1,6
. Ma è l’esplosione della posta elettronica
che lascia stupefatti. Dai 253 milioni di caselle e-mail del 1998 si è
passati all’1,6 miliardi dello scorso anno, che diventeranno 2 miliardi nel
2010
».

Ovviamente, trattandosi di un’indagine condotta a livello globale, i dati sono
pesantemente influenzati dai comportamenti degli utenti nelle economie emergenti,
come India e Cina, paesi nei quali gli utenti Internet crescono ben oltre la
media planetaria. Ma anche nel nostro paese l’evoluzione dell’universo digitale
corre più che nel resto del mondo: le informazioni prodotte in
Italia
nel 2006, infatti, sono state pari a 4.700 petabyte, ma le proiezioni
per il 2010 sono di circa 32.000 PB, con una crescita media annua del 59%, di
2 punti percentuali superiore alla media mondiale.

Gestire tutta questa mole di dati non è affatto semplice: Idc stima,
infatti, che un’azienda che impieghi 1.000 persone spenda annualmente 5,7 milioni
di dollari in tempo perso nel riformattare le informazioni che devono essere
prese in carico da applicazioni differenti. Il mancato reperimento dei dati
costa, invece, alla stessa azienda, 5,3 milioni di dollari l’anno.

«Ecco perché – afferma Reanto Simone, direttore marketing
di Emc Italia – la necessità di adottare un approccio strutturato
alla corretta gestione dei dati si fa sempre più pressante. Si sente
tanto parlare di deduplicazione delle informazioni, che sono immagazzinate,
identiche, all’interno di una pluralità di server, pc e database, ma
pochi hanno ben in mente quali implicazioni questi dati ridondati abbiano sull’It
delle organizzazioni
».

La deduplicazione consiste nell’identificazione e rimozione dei dati replicati
all’interno dei sistemi informativi. Questa “pulitura” avviene sfruttando
la creazione di link tra i record che fanno riferimento a uno stesso dato, in
modo che, per ogni informazione, siano immagazzinati di volta in volta solo
gli elementi modificati. A detta di Idc, questo nuovo approccio potrà
garantire un’impennata nell’efficienza complessiva dei sistemi di storage delle
informazioni, con un peso di 20:1 rispetto ai tradizionali sistemi di backup.

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