Software libero. Un volano per la crescita

Aumenta il ricorso all’opensource nella Pa, anche grazie ad alcune normative che favoriscono la politica del riuso

Opensource non vuole dire software gratis, ma indica un modello che si pone in alternativa a quello proprietario, che concede all’utente solo una licenza di utilizzo dell’applicazione, senza alcuna possibilità di modificare il codice sorgente.
Un programma è, invece, a sorgente aperto se l’utente, o chi per lui, ha la possibilità di studiare il codice, modificarlo o riassemblarlo secondo le proprie necessità e, soprattutto, ridistribuirne sia la copia originale che quella modificata.


Molti sono i punti a favore del software aperto, che ne hanno determinato un’adozione crescente tra le amministrazioni europee e non solo. Ma quali sono le caratteristiche che rendono il software Os particolarmente adatto alle esigenze della Pa? Il bisogno di una migliore interoperabilità, di una maggior sicurezza e di un più conveniente rapporto costi-benefici sono tra le prime necessità delle amministrazioni pubbliche a trovare risposte adeguate nella scelta del sorgente aperto. Un altro elemento a favore, come sottolinea il giornalista Paolo Subioli, è «la flessibilità del sistema opensource, che offre molti benefici dal punto di vista dell’adattabilità del software alle esigenze specifiche della realtà che lo adotta, consentendo lo sviluppo di soluzioni personalizzate. Per sfruttare appieno queste potenzialità è, poi, indispensabile disporre di capacità tecnica e commitment della dirigenza, nonché del capitale umano, fatto di programmatori e tecnici del settore, in grado di produrre soluzioni effettivamente utili».


Optando per l’opensource, in linea di massima, si risparmia rispetto al costo del software proprietario, e non è un conto da poco se si pensa che l’amministrazione pubblica italiana spende circa 300 milioni di euro l’anno nell’acquisto di software a licenza. Si potrebbe, così, investire parte di queste risorse nei servizi e incentivare, di conseguenza, lo sviluppo dell’industria software italiana. Una scelta di questo tipo da parte della Pa potrebbe essere il volano per la crescita di un tessuto di piccole imprese di informatica presenti sul territorio, quasi sempre promosse da giovani. Per le piccole realtà territoriali e i piccoli comuni, ancora una volta, la strategia vincente è quella della rete, della cooperazione e condivisione di risorse e competenze, che trova nell’istituzione delle Ali (Alleanze Locali per l’Innovazione) una possibilità di inquadramento. Attorno a ciascun software si possono creare comunità di amministrazioni utilizzatrici, che condividono le problematiche di gestione e si scambiano le soluzioni, nella più tipica ottica del riuso.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome