Software copiato? No grazie!

é partita da poco la nuova campagna pubblicitaria di Business Software Alliance (Bsa) contro l’utilizzo di software copiato. La campagna pubblicitaria, iniziata il 22 ottobre, verrà trasmessa per tre settimane sulle reti Rai e Mediaset. L …

é partita da poco la nuova campagna pubblicitaria di Business
Software Alliance (Bsa) contro l’utilizzo di software copiato. La
campagna pubblicitaria, iniziata il 22 ottobre, verrà trasmessa per
tre settimane sulle reti Rai e Mediaset. L’ambientazione dello spot è
l’interno di un carcere dove sfilano una serie di loschi figuri. Tra
essi si distingue la figura di un manager d’azienda, colpevole di
aver utilizzato software duplicato illegalmente. Le immagini sono
forti: il volto del manager esprime rabbia edisperazione. In questo
modo, vuole essere evidenziato il rischio di pesanti sanzioni penali.
Lo spot si conclude con una voce fuori campo che invita a chiamare
Bsa per controllare la legalità del software installato nella propria
azienda. L’ennesima iniziativa Bsa tende a rispondere al preoccupante
fenomeno dell’utilizzo di software copiato illegalmente, che in
Italia ha raggiunto l’inquietante percentuale del 44%, la più alta
all’interno del gruppo G8. La campagna pubblicitaria vuole informare
le persone che non utilizzano software originale che, se non si
mettono in regola, la legge prevede pene fino a 4 anni di reclusione
e sanzioni per svariati milioni. L’obiettivo della campagna
pubblicitaria Bsa sono le piccole e medie aziende, dove la cultura
del software copiato sembra essere maggiormente radicata. La nuova
legge 248/00, entrata in vigore il 19 settembre 2000, considera
infatti a fine di lucro non solo la vendita di software copiato
illegalmente, ma anche il suo utilizzo. La nuova normativa contiene
comunque una contraddizione di fondo, dichiarando da una parte che
sono protetti i software costituiti da non meno del 50% di quello che
può essere considerata opera d’ingegno, e dall’altra che sono
soggetti a bollino Siae tutti i prodotti multimediali. Come al solito
sembra essersi verificato un pasticcio all’italiana. Purtroppo, il
problema nel nostro paese sembra essere radicato in profondità, e in
alcuni casi, generato da alcuni comportamenti assunti dai produttori
e dalla stessa Siae, la quale sembra essersi ormai trasformata in una
sorta di ‘grande fratello’. Per quanto riguarda i produttori è
indubbio il fatto che il costo di alcuni software rimane ancora
elevato. Questo non costituisce assolutamente un motivo valido per
ricorrere alle copie illegali, ma pone indubbiamente alcune
difficoltà economiche proprio alle piccole e medie imprese che
vogliano mettersi in regola. Solo recentemente, alcuni tra i maggiori
produttori di software hanno iniziato a studiare e proporre formule
vantaggiose, e soprattutto chiare, per l’acquisto di licenze multiple
o di copie educational. Purtroppo il problema è paragonabile al
circolo vizioso che si è innescato in ambito musicale dove, a fronte
di un costo di produzione irrisorio, il prezzo dei Cd musicali
raggiunge prezzi di vendita sproporzionati. Parte della colpa sembra
anche imputabile alla stessa Siae che con normative confuse e
sibilline impone il pagamento di una tassa a volte dubbia e quasi
sempre complicata dal punto di vista burocratico. All’estero esistono
meno bollini e tasse ma la percentuale di copie illegali è più bassa
che in Italia. Forse è finalmente giunto il momento di cambiare
atteggiamento e Bsa ci sta provando.

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