Smau: con il Manifesto l’innovazione al centro del dibattito

Smau risponde all’editoriale pubblicato su 01net agency che chiedeva: che si fa ora che tutti, da Umberto Agnelli ad Antonio D’Amato, hanno firmato il Manifesto per l’Innovazione?

22 luglio 2003 Il Manifesto per l’Innovazione
promosso da Smau, cui hanno aderito personalità del mondo
istitutuzionale, industriale e culturale del nostro Paese dimostra una grande
vitalità. Ha saputo da un lato individuare criticità e aree di intervento in
modo coraggioso, in un settore nel quale sono spesso le logiche industriali
l’unico pensiero forte, dall’altro ha saputo coinvolgere nei processi
dell’innovazione, un tema cui solitamente si demanda volentieri ad un ristretto
circolo di “addetti ai lavori” di alcune tecnologie
elette, tutta la buona volontà e l’immaginazione presente nella società italiana
a diversi livelli. Fosse solo per questo, per aver saputo individuare nuovi
compagni di viaggio sulla strada dell’innovazione, il compito del
“manifesto” potrebbe dirsi esaurito, ma non è così; lo
spiegava nei giorni scorsi Antonio Emmanueli presidente di
Smau, l’indomani dell’annuncio di nuovi incentivi fiscali per promuovere
l’Innovazione tecnologica nel nostro Paese – un piano che risponde in parte
proprio alle indicazioni del “manifesto” – voluti dal ministro delle
Attività produttive Antonio Marzano e dal ministro dell’Innovazione Lucio
Stanca: “Non è solo un intervento pubblico in materia fiscale che può
promuovere una cultura dell’innovazione
– spiegava Emmanueli -.
L’investimento per la creazione ex novo di una cultura
implica un coinvolgimento a tutto campo del governo e delle istituzioni con
ricadute in ambito di formazione, infrastrutture, enti locali e di tutti gli
attori in campo, dai rappresentanti delle aziende di tutte le dimensioni e alle
organizzazioni che promuovono le industrie”
.

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