Smartphone: è sfida sul riconoscimento vocale

Da Apple ad Android: come si muove lo sviluppo delle tecnologie vocali per dispositivi mobili.

Le funzionalità volte al riconoscimento vocale stanno prendendo talmente piede sugli smartphone di ultima generazione che è facilmente prevedibile una lotta sempre più serrata tra le varie aziende protagoniste. Già Apple, con il lancio del nuovo iPhone 4S, ha rivoluzionato il panorama attuale presentando agli utenti “Siri“, un assistente personale digitale che si presenta sotto forma di una sorta di applicazione ma che può essere concepito come una sorta di segretaria virtuale. Il software fa uso delle funzionalità di riconoscimento vocale per reagire ai comandi dell’utente e compiere operazioni e ricerche sulla base delle istruzioni impartite. “Siri” combina riconoscimento vocale, intelligenza artificiale ed una strettissima integrazione con le applicazioni integrate nell’iPhone di Apple.

Già da più di un anno, su tutti i telefoni Google Android, è possibile fruire della funzionalità di ricerca vocale utile per effettuare ricerche in Rete, richiedere le indicazioni stradali con “Google Navigator” o dettare il testo di un SMS. Al momento, “Siri” sembra essersi guadagnato la palma d’oro ponendosi un gradino più in alto rispetto alla “Ricerca vocale” firmata Google (che comunque si è rilevata praticamente impeccabile anche con la nostra lingua). Non si tratterà, ne siamo certi, di una vittoria definitiva, però, perché certamente i tecnici di Mountain View vorranno rispondere con un aggiornamento in grado di introdurre caratteristiche similari.

Altri player stanno però facendo ingresso in un mercato che sarà trainante nel prossimo futuro. C’è un prodotto – Trulyhandsfree Voice Control 2.0 – di Sensory, azienda americana con sede a Santa Clara (California), che sta entusiasmando chi l’ha potuto provare. Nonostante il nome sia decisamente più complesso, anche da pronunciare, rispetto al più rassicurante “Siri“, Trulyhandsfree Voice Control 2.0 è stato definito “impressionante” da un analista come Michael Morgan (ABI Research, New York). “Gli sviluppatori devono aver usato qualche “magia” per fare in modo che le istruzioni possano essere impartite allo smartphone anche in ambienti particolarmente rumorosi“. Il software resterebbe sempre in funzione, diversamente rispetto a “Siri” che deve essere attivato su richiesta. Il fatto di essere sempre “in ascolto” non sembra essere un problema per il software di Sensory che è capace di discernere i comandi a lui destinati dalla voce destinata ad altre persone o dai rumori circostanti. L’applicazione di Sensory è per momento compatibile solo con i telefoni Android. Si apre un nuovo fronte.

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