Sirmi: l’Ict italiana cresce del 3,6%

Prima stima su come è andato il mercato nazionale nel 2004. Parola di Cuzari.

Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi, in anteprima sul programma (previsto a metà febbraio), ha rilasciato, quasi in via confidenziale, i dati preliminari relativi all’andamento del mercato italiano dell’Ict nel 2004, affermando però che «dovrebbero essere ormai considerati vicini a quelli definitivi».


La somma, quindi, del valore dato dalla grande informatica (comprese apparecchiature come fotocamere digitali) e dalle Tlc (prodotti, servizi e infrastrutture) nell’anno appena concluso ha realizzato 71,4 miliardi di euro, pari a una crescita del 3,6%.


In questo risultato a prima vista consolante, la parte del leone la fanno le Tlc, aumentate del 3,5%, al cui interno le fisse sono cresciute dell’1,1% e le mobili del 7,2%.


L’It, invece, ancora una volta rimane di poco negativa (-0,2%), ma con sorpresa va all’hardware il merito di aver contenuto le perdite, in quanto il settore ha avuto un incremento del 3,1%, il software dello 0,3% mentre in negativo hanno chiuso i servizi di sviluppo (-4,7%) e i servizi di gestione (-1,3%).


In quest’ultima area rientrano i servizi di outsourcing che, se in valore non crescono, «in realtà – afferma Cuzari – hanno un trend positivo se si calcola il numero dei Mips e delle ore uomo impiegate per questi servizi».


Il discorso, quindi, va ancora visto in un problema di downpricing.


Alla cifra prima citata, Cuzari aggiunge ancora un 6 miliardi di euro che rappresenta la voce di spesa del mondo degli apparati correlati al consumer elettronico e del positioning (come i navigatori satellitari), pari a un incremento del 13,7%.


Il dato che seriamente preoccupa Cuzari in questo contesto è che il consumer, all’interno dell’Ict, ormai rappresenta una spesa del 48% (del 10% solo nell’It), pari a un aumento dell’8%, il che significa che l’area solo business decresce e che i consumatori stanno cambiando atteggiamento verso gli strumenti della comunicazione, rispetto al passato.


Questo vuol anche dire che le aziende business devono a loro volta cambiare atteggiamento e venire incontro in modo diverso alle esigenze dei consumatori.


Ma, secondo Cuzari, significa anche che nei prossimi anni si potrà velocizzare il processo di “ghettizzazione” del Sistema Italia, perché il marketing delle aziende più grosse e internazionali sarà più bravo di quello delle realtà più piccole nazionali nel cogliere le nuove opportunità del mercato consumer.


E tutto questo è ancor più preoccupante, dal momento che circa il 50% dei budget spesi dalle aziende per l’It è per far fronte ai costi di gestione dell’installato, il 30% per i costi di implementazione di nuovi strumenti (che però non sono di tipo strutturale, come per esempio i pc) e solo il 18% per l’innovazione. Questo significa che le imprese navigano a vista e non hanno una vision strategica a lungo termine.

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