Sicurezza sì, a parole

I telelavoratori sono indisciplinati e i responsabili It necessitano di un maggiore riconoscimento. Emerge da una recente ricerca promossa da Cisco

Cisco ha commissionato alla società di ricerca Insight Express uno studio sul rapporto fra i telelavoratori e la sicurezza. La ricerca è stata condotta, in una prima fase, su un campione complessivo di mille telelavoratori e nella seconda e terza fase, su un campione aggiunto di mille decision maker It in dieci paesi: Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Giappone, Cina, India, Australia, e Brasile.


Ne è emerso che, sebbene i telelavoratori affermino di essere a conoscenza delle problematiche di sicurezza, il loro comportamento, relativo alla condivisione dei computer aziendali con persone al di fuori dell’ambito lavorativo, l’apertura di e-mail di dubbia provenienza e l’utilizzo non autorizzato di reti wireless altrui, lascerebbe supporre il contrario. In pratica emerge che non è del tutto noto quale sia potenzialmente l’impatto negativo dei loro comportamenti sulla sicurezza aziendale.


Per quanto concerne la prima fase: percezioni e comportamento dei telelavoratori, lo studio ha rilevato che la maggior parte dei lavoratori mobili è convinta di operare in modo sicuro, nonostante continui ad attuare comportamenti online potenzialmente pericolosi.


In materia di acquisti in rete, circa il 40% dei telelavoratori intervistati (il 47% in Italia) ha affermato di utilizzare il proprio computer aziendale per fare shopping su Internet. Riguardo la condivisione dei computer con persone esterne all’azienda, il 21% degli intervistati (il 31% in Italia) ne permette l’uso. Un interpellato su quattro (il 50% in Italia) non vede niente di sbagliato in questo comportamento ed è convinto che l’utilizzo condiviso dei computer non aumenti assolutamente i rischi alla sicurezza (il 13% in Italia). Uno su dieci (il 18% in Italia) ha dichiarato di aver utilizzato la connessione Internet di un vicino, mentre lavorava in remoto. E la maggioranza ha giustificato tale comportamento con una situazione di bisogno. Non solo, il 18% degli intervistati (il 21% in Italia) ha affermato di aver agito in piena coscienza, dato che il “fornitore ignaro” della connessione era, appunto, tale. Circa la metà dei partecipanti ha dichiarato di utilizzare i propri dispositivi elettronici personali per accedere alle risorse aziendali. Tuttavia, solo la metà (il 29% in Italia) ha detto di avere un software antivirus o di sicurezza installato sul proprio computer. E il 38% degli intervistati (il 34% in Italia) ha affermato di aprire e-mail di provenienza sconosciuta ma non gli allegati.


Prima conclusione: un tale comportamento dei telelavoratori giustifica, eccome, un incremento dell’impegno dei dipartimenti It aziendali nella formazione e nella collaborazione con gli utenti. Solo incoraggiando attivamente una comunicazione bi-direzionale con gli utenti, l’It manager potrà compiere un passo verso una maggiore comprensione delle strategie di sicurezza aziendali da parte degli utenti.


Sulla base dei dati emersi dalla prima fase dello studio, la ricerca di Cisco è proseguita analizzando le percezioni dei telelavoratori nei confronti dell’It manager e anche come quest’ultimo pensi di essere considerato dal telelavoratore.


In sei paesi su dieci, l’autorità di controllare i comportamenti informatici è riconosciuta ai superiori invece che al dipartimento It. In generale, il 13% dei telelavoratori dichiara che nessuno all’interno all’azienda ha l’incarico di controllare i dispositivi informatici. L’Italia è fra le eccezioni: il 49% si affida all’It manager, il 16% al proprio superiore mentre il 35% dichiara che non è compito di nessuno.


Tali risultati non hanno stupito i professionisti It, che dichiarano di essere consapevoli della percezione del loro ruolo. Secondo il 53% del campione (il 42% in Italia), gli utenti non riconoscono ai dipartimenti It la responsabilità di controllare il modo con cui vengono utilizzati gli strumenti informatici dell’azienda.


La terza fase della ricerca ha analizzato l’andamento delle chiamate agli help desk It e la propensione a effettuare investimenti nella sicurezza. Globalmente, il 38% dei decision-maker intervistati (il 42% a livello italiano) ha registrato una crescita delle chiamate all’help-desk per incidenti relativi alla sicurezza che coinvolgono gli utenti e i loro dispositivi informatici utilizzati per lavoro. Tra le principali cause di tale aumento compaiono attacchi di virus e/o worm (48% globalmente, 35% in Italia), spyware e/o adware (47% globalmente, 40% in Italia), spam e/o phishing (52% globalmente, 49% in Italia), furto di identità (26% globalmente, 12% in Italia), hacking (28% globalmente, 14% in Italia).


A fronte di tutto ciò, il 67% degli intervistati (il 66% a livello italiano) ha dichiarato di prevedere maggiori investimenti in sicurezza nel corso del prossimo anno e di questi il 41% (il 34% in Italia) prevede un aumento della spesa superiore al 10%.

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