Sicurezza e storage. Il 2004 ha cambiato il registro

L’anno che va chiudendosi ha modificato definitivamente il panorama della sicurezza, che non prescinde dai legami con lo storage e che assume una dimensione olistica.

Sul finire dell’anno è venuta a galla con decisione una tendenza che è stata incubata a lungo nel corso di questo tribolato 2004 in materia di sicurezza: il convergere delle tecnologie di storage con quelle, appunto, afferenti la security.


Pietra angolare di questo fenomeno è l’acquisizione di Veritas da parte di Symantec, concretizzatasi a metà dicembre.


Il senso, in sintesi, è di arrivare a un concetto di protezione della rete intimamente connesso con quello della protezione del dato in sé e del suo ciclo di vita, in seno all’azienda.


Come fare è un problema lungo e articolato, tanto quanto, simbolicamente, l’integrazione fra due grandi società, come appunto Symantec e Veritas.


La sicurezza della rete, unita a quella dello storage è stato un tema abbozzato nel corso dell’anno, già dalla stessa Symantec, con il rilascio dele soluzioni LiveState Recovery, ma prima ancora da Computer Associates, che ha incanalato sullo stesso terreno, in maniera complementare, le proposte di soluzioni di sicurezza e di storage. Ma ci sono state anche le partnership di Cisco con i fornitori storici di sicurezza, nel contesto dell’architettura Nac, o le immancabili attenzioni al tema della convergenza da parte di Ibm.


Insomma, qualcosa si è mosso e ora è sfociato chiaramente in un ambito di mercato che si sta aprendo ad altri momenti di incontro fra fornitori di storage e di sicurezza.


Proprio i fornitori di soluzioni di sicurezza hanno dovuto affrontare un annus horribilis, che se da un lato ha dato loro il massimo delle credenziali per essere ascoltati dal mercato, dall’altro ne ha messo a dura prova le capacità operative.


Fenomeni in grande ascesa, come quello del phishing, hanno modificato un quadro in un lasso di dodici mesi con un tasso di evoluzione della tematica che non ha nulla a che vedere con la realtà degli ultimi quattro anni.


Basti pensare, banalmente, che, in tema di phishing, una società impegnata a contrastarlo, come Message Labs, nel settembre del 2003 aveva a che fare con 279 casi singoli. Esattamente un anno dopo ha registrato 2 milioni di messaggi di phishing, che, in un montante annuale cubano per 18 milioni.


Esplosione, quella del phishing, che fa il paio con quella dei trojan. Anche qui, un caso angolare è quello di Rbot-A. Il trojan worm identificato per la prima volta a marzo, a metà dicembre, cioè in nove mesi, aveva già raggiunto la ragguardevole cifra di 480 differenti versioni.


E il 2004 è stato anche l’anno del cybercrime organizzato, con ciò che ne consegue a livello di reazioni delle forze dell’ordine, mai impegnate in prima linea come ora, specie negli Usa.


Casi come il furto dei sorgenti di Cisco o come gli arresti di persone coinvolte nel crimine organizzato online sono esemplificativi di un tema della sicurezza che travalica oramai i confini del rapporto fra sistema informativo e utenti, ma che arriva anche a toccare aspetti di organizzazione sociale.

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