Siae: illegittimi nove anni di pagamenti

Il Consiglio di Stato dichiara illegittimi i pagamenti percepiti dalla Siae dal 2000 al 2009, anno in cui per decreto si riaffermò l’obbligatorietà del bollino. Ma Siae non intende pagare.

Rischia di trasformarsi nell’ennesimo braccio di ferro l’ultimo capitolo della saga, non possiamo fare altro che definirla così data la lunghezza temporale della vicenda, dei bollini Siae.

Dieci giorni fa il Consiglio di Stato ha depositato infatti una sentenza con la quale dichiara che gli oneri legati all’apposizione del “contrassegno Siae”, vale a dire il bollino obbligatorio su tutti i supporti distribuiti nel nostro Paese e contenenti opere dell’ingegno, non sono dovuti retroattivamente all’entrata in vigore del Dpcm del 2009 con il quale i Consiglio dei ministri italiano, contrapponendosi a sua volta a una sentenza del 2007 della Corte di Giustizia Europea, riaffermava la legittimità del “bollino”.

Una sentenza, quella del Consiglio di Stato, che riapre una polemica mai del tutto sopita, anche in relazione alle somme in gioco.

Nei sette anni intercorsi tra l’entrata in vigore del “bollino” (nel 2000) e la sentenza della Corte di Giustizia Europea, infatti, la Siae ha percepito da editori e imprenditori italiani somme per decine di milioni di euro ogni anno.
Denaro considerato a quel punto illecitamente trattenuto.
Il provvedimento del 2009, di fatto, ha riportato in vigore l’obbligatorietà del contrassegno, senza tuttavia “sanare” il pregresso e lasciando dunque la porta aperta ai ricorsi degli imprenditori che richiedono la restituzione di quanto pagato in nove anni.

La sentenza del Consiglio di Stato stabilisce di fatto che le disposizioni del Governo erano illegittime e di fatto rilancia la palla ai giudici tributari, ai quali spetterà il compito di stabilire se e in quale modalità la Siae dovrà restituire quanto percepito in nove anni.

Da parte sua la Siae respinge ogni addebito e rilegge in proprio favore la sentenza del Consiglio di Stato sottolineando da un lato la sua posizione a favore del “bollino”, dall’altro che ” Il Consiglio di Stato ha stabilito che tale Decreto non ha valore retroattivo; tuttavia, gli effetti della irretroattività sono limitati al massimo a due anni e, se vi saranno ricorsi, verranno esaminati dal giudice tributario”.

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